Prosecco e Prosek sono due vini diversi, che si chiamano così praticamente da sempre. L’UE vuole creare diatribe dal nulla, appoggiata dalle forze più sciapite della politica nostrana e croata.

Da rainews.it

Menomale che insorgono dappertutto politici ed esperti conoscitori di vini, enologi elettorali che con ferma spada tratta difendono le tradizioni di prodotti enogastronomici.

Peccato che in questo caso abbiano preso un abbaglio enorme. I due vini infatti sono prodotti diversi, per quanto presentino delle similitudini organolettiche e semantiche nel nome, non vi è perciò alcun sosia costruito per invadere il mercato altrui.

Come a noi stanno facendo aleggiare il rischio del Prosek, dall’altra parte dell’Adriatico i corrispettivi politici fanno puzzo per il Prosecco.

Quindi l’UE cosa ha sbagliato? Il non voler trovare una soluzione riguardo alla nomenclatura, che va ben oltre il nome del prodotto. Sarebbe bastata l’intromissione di un’etichettatura studiata a dividere i due prodotti in modo efficace. Ma figurati, a Strasburgo è bello gustarsi i popcorn vedendo il sud Europa scannarsi .

Ma non è il solo caso di diatribe agroalimentari, fra cui alcune scaturite dall’ipocrisia dei criteri economici considerati.

Da agrodolce.it, il fantomatico Casu Marzu. Non dovrei consigliarvelo, ma è fottutamente buono.

Una larga parte di prodotti tradizionali della sfera mediterranea rischia di sparire per standard imposti dalla stessa categoria di persone che sponsorizza il consumo di insetti nella produzioni di cibi secchi, al momento, e freschi in futuro. Il perchè è abbastanza semplice:

  • l’industria della produzione alimentare a base di insetti è in rapido accrescimento, con un imponente apparato di pubblicizzazione già in atto grazie (strano eh) all’ambientalismo reazionario, secondo cui il raffronto fra le risorse consumate nelle due tipologie di allevamento sarebbero un’efficiente motivazione, senza tenere di conto delle proprietà nutritive o dei rischi di diversa natura;
  • la facilità di produzione e stoccaggio rispetto ai prodotti tradizionali, spesso con lunghi processi produttivi e breve conservazione, rendono il tutto estremamente remunerativo per chi si imbarca nel settore. Il definire qualsiasi aiuto a piccoli artigiani viene semplicemente bollato come “aiuto di Stato”, stigmatizzato e cancellato;
  • un solido apparato di propaganda grazie a cui si narra di benefici altissimi e rischi inesistenti, cosa assolutamente non comprovabile. Per quanto l’alimento secco possa essere considerato sicuro dal punto di vista batterico o virotico, non è detto che lo sia dal punto di vista della concentrazione di diserbanti e metalli pesanti con cui gli insetti potrebbero essere venuti a contatto. Capita con i bovini di non riuscire a localizzare prima della vendita la carne contaminata, figuratevi con controlli a campioni di poche migliaia su centinaia di milioni di cavallette.

La fantomatica PAC (Politica Agricola Comunitaria) resta sempre un passo indietro al mercato agricolo internazionale.

Spesso con maldestri acquisti massivi di burro, accordi per il grano in Canada (dove praticamente sono obbligati ad irrorarlo con glifosato per il clima che hanno), accordi per carne con paesi dove i livelli di igiene e rispetto animale non sono arrivati al XII secolo, riescono addirittura a fare danni sull’inattività.

Tuttavia, è bene aprire una parentesi su chi glielo permette. I nostri eurodeputati avrebbero la facoltà di denunciare irregolarità in seduta, invece di farlo sui social come sono avvezzi, ed è palese che queste prepotenze derivino in larga parte dalla totale impreparazione di chi mandiamo (o meglio dire, viene scelto dai partiti) per rappresentarci.

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