La campagna basata sui social e il porta a porta dei candidati a Roma rischia di essere il tracollo, specialmente per i nuovi arrivati. Non saranno fatti nomi perchè non serve.
La mezza guerra civile fra Azione e Potere al Popolo basata sulle foto dei candidati con differenze sostanziali in termini di osteggiare ricchezza, è cessata in una bolla di sapone. Per queste elezioni sono stati schierati, specie nel centrosinistra, la crema della crema dei Parioli. Perchè? Stanno finendo le cartucce a disposizione.
Anonima Compratori di Seguaci Virtuali è il meno del peggio.
Sulla mia pagina privata avevo ironizzato sulla pessima scelta di fingere di avere decine di migliaia di papabili elettori, attuata da partiti anche grandi, scaturendo un “effetto matrioska” abbastanza ridicolo, con pagina del candidato a cinquantamila, lista civica a seicento, lista sostenuta a trenta. Ma quella non è stata la peggior uscita.
La bussata casa per casa di una lista, fatta passare per “la prima della storia della Repubblica” (e speriamo sia anche l’ultima), una sorta di stuolo di Testimoni di Geova in salsa elettorale. Trovata non solo di pessimo gusto, ma anche abbastanza indicativa. Quella lista ha davanti a sè la sua unica occasione, avendo permesso al segretario di rischiarsi l’ultima mano a disposizione nella Capitale.
“Ma sei stanco?” “No le risse no eh”
Il centrodestra, invece, ha uno strano disturbo, un’astenia pesante, che non permette di fare un dibattito interessante. Un candidato di una lista d’altronde considera il parlare una forma di rissa, ha il sito senza un programma ad un periodo relativamente breve dalle elezioni (ah no aspetta, da qualche ora hanno risolto dopo SOLO qualche mese). Menomale che a rincuorarci possiamo veder comparire la sua segretaria di partito, con un boato di pianoforte in sottofondo che neanche fosse la battaglia finale ne “La guerra dei mondi”, per mostrarci che i suoi social manager sanno usare Photoshop.
La cupola del Colosseo e lo stereotipo romanesco.
Di cazzate su Roma se ne sono sentite anche troppe dai candidati, ma oltre la storia della cupola del Colosseo, che una certa lista si è offerta di ricostruire, tutti e dico TUTTI si sono messi “a parlà come se fossero usciti da na trattoria sulla Tiburtina, li mortacci”. Con un tono estremamente artificioso e irrispettoso per una tradizione lessicale che merita rispetto, nonostante possa naturalmente risultare ilare come qualsivoglia dialetto. Tutto per elemosinare pateticamente simpatia nei confronti dei romani.
Naturalmente lo ribadisco anche qua, invito i cittadini romani a formare delle civiche o a sostenerne di già formate ed ideologicamente valide, in totale contrasto ai partitismi. Purtroppo la sfortuna di un partito come il nostro è che consolidarsi senza amicizie e parentele richiede tempo e forze. I nostri ragazzi a Roma non hanno ancora la forza politica per potersi certo candidare, ma l’avranno presto visto il loro grande lavoro.