La condotta odierna dei sindacati maggiori ha reso il termine “sindacato” una sorta di dispregiativo.
Sarà stato il continuo piegarsi alle richieste di Confindustria o a quelle di governi tecnici economicamente improntati al modello liberale, sta di fatto che il termine “sindacato” è, se non giustamente, comunque comprensibilmente bistrattato dai lavoratori stessi. Per il sindacalismo, in tutte le sue correnti, il sindacato dovrebbe essere un organismo formato da lavoratori operante come corpus separatum per favorire una gestione organica dell’economia nazionale, evitando sfruttamenti e degrado. Per la concezione borghese, stantia, il sindacato è un insieme di più o meno preposti figuri che giurano di tutelare la salute dei lavoratori. Vi riescono? Assolutamente no, secondo noi.
Perfino sulla questione green pass, non riescono a dire la loro.
Essere contro il green pass sui posti di lavoro è giustizia, oggettiva e semplice. La sola idea di limitare l’accesso al lavoro dovrebbe essere duramente contestata dai sindacati di categoria, che invece hanno dimostrato di appoggiare a pieno. Ha senso imporre un pass per le attività, ma rifiutarsi di imporre obbligatorietà? In fondo, questa modalità di gestione della situazione è solamente un obbligo realizzato da persone troppo paraculo da potersi assumere le responsabilità giuridiche legate allo stesso.
Tacciono anche sul fronte universitario.
Le varie liste universitarie legate ai sindacati maggiori non hanno detto nulla riguardo alla nuova modalità di accesso alle aule: non solo il green pass, ma l’aggiunta di tornelli a tempo, per accedervi è necessario un codice QR ottenibile prenotando il posto in aula, zona studio o biblioteca. Si entra per la lezione o per l’esame, si esce appena finito, pena il doversi sorbire un cazziatone dai preposti ai controlli.
Il senso, insomma, di università come spazio pubblico in cui perfino i non iscritti potevano girare le aule ed ascoltare gli esami, si è perso in nome di un finto senso di sicurezza che nulla ha da vedere con la pandemia (l’ingresso non è limitato esclusivamente nell’avere o no il green pass, per l’appunto).
Senza considerare i legami col centrosinistra.
Sempre più pesante è la correlazione fra sindacati e coloro che hanno abolito l’articolo 18, introdotto il Jobs Act, lo sfruttamento scuola-lavoro (visto che arrivano a far fare ai nostri studenti orari improponibili, inclusi sabato e domenica), contro qualsivoglia forma di assistenzialismo e che, per chiudere, usano il termine “proletari” come offesa.
Una combinazione senza dubbio frizzantina. Non c’è che dire. Il centrosinistra, gli interessi economici (spesso queste prime due sono sovrapponibili e comodi sinonimi) ed il nepotismo hanno snaturato il significato di un sistema sociale che fu il primo ad affrontare le problematiche del sistema capitalistico.
Resta a noi, nuova generazione, cancellare gli errori.