Un professore di sociologia politica, David Miller, è stato cacciato dall’Università di Bristol per aver “osato” criticare il sionismo e l’influenza internazionale di Israele.

David Miller, dal The Times.

“Il sionismo deve finire” e “Israele sta avendo troppa influenza politica nel mondo” bastano per far licenziare una persona. Miller deve infatti a queste due affermazioni assolutamente condivisibili, ma che in ogni caso dovrebbe poter dire in una società libera, il proprio licenziamento. Da un trascorso politico nei Laburisti, abbandonati dopo aver accusato Starmer di aver preso soldi da movimenti sionisti per tacere sulla condotta degli stessi nei confronti della popolazione palestinese, Miller ha svolto il suo lavoro di professore ed analista in modo caparbio e mirato.

“La botte piena e la moglie ubriaca”

I liberali hanno una strana percezione del “free speech”, si reputano contro il politicamente corretto e poi ne esercitano a loro volta una forma meschina, promuovendo in alcuni stati addirittura leggi contro la critica al sionismo. La condotta di Israele, con la sua volontà di creare un etnostato vero e proprio, cozza terribilmente con le idee portate avanti dai movimenti sionisti in altri paesi, con perenni e continue intromissioni in affari altrui motivate da una caccia alle streghe che ha come bersaglio l’antisemitismo.

“Identity politics is bad”

Nell’ultimo periodo soprattutto, vari commentatori conservatori e liberali americani, fra cui Ben Shapiro e Dennis Praeger, hanno iniziato a fare una sorta di intifada alle politiche identitarie…portandone avanti una loro stessi. Shapiro e Prager infatti si sono scagliati contro la divisione della politica identitaria fra caucasici ed afroamericani, sostenendo che i primi sbagliano a cercare un contesto “bianco” e che i secondi sbagliano a cercarne uno “nero”. Ma sono entrambi vivaci, e fin troppo zelanti, sostenitori di uno stato che fa esattamente questo: il sionismo è un movimento identitario, che si basa esattamente sugli stessi principi, seppur traslati in un contesto etnico-religioso, su cui si fondano il suprematismo bianco e quello nero. Prager in un suo video dice che “sarebbe inimmaginabile che qualcuno si professi, ad esempio, contro l’esistenza dell’Italia”. A me piace rispondere che è libero di farlo, la nostra è una nazione che non ha bisogno di sparare ai bambini o fare leggi ad hoc per esistere.

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