La nostra guerra anti-imperialista e le lezioni che ne possiamo trarre.
Oggi è una giornata che vuol essere resa controversa ad ogni costo, visto che non lo è. Ci si prova, mettendosi di impegno.
L’Italia entra nel conflitto, dopo vari tentennamenti, contro un impero decine di volte più vasto del territorio da essa rappresentato. L’obiettivo? Liberare dal giogo imperialista terre italiane.
Fosse detto di qualsiasi altra guerra, altri farebbero gomito gomito per commemorare il tutto. Ma siccome è una guerra patriottica, si storce il naso in modo meschino.
È infantile credere che vi siano conflitti più puliti di altri, come alcuni sembrano fermamente sostenere, facendo distinzioni infantili tra guerre patriottiche e rivoluzioni sante e pure, contrapposte a guerre patriottiche e rivoluzioni laide e sporche.
Ed è buffo vedere gente puntare il dito verso alcuni episodi e fingere che non esistano interi capitoli.
Come partito, crediamo fermamente che Corridoni e i suoi compagni sindacalisti non siano morti invano, e che la prima guerra mondiale, vista dalla parte dell’Italia, considerando tutte le nefandezze commesse dall’alto comando sui soldati (che erano proletari), debba essere considerata una guerra patriottica.
In un chiaro e assolutamente socialista principio di difesa anti imperialista, che se per voi non è sacrosanto, non siete semplicemente socialisti.
L’ “Impiccatore”, insomma, fu abbattuto anche da coloro che hanno dato l’eredità politica e la loro vita a gente che sempre coglie la prima ma oggi ignora la seconda.