Perchè la sanità privata non è la soluzione.
Costanti, brevi e fugaci, occhiolini alla sanità privata, da parte di svariati esponenti politici, sono diventati ormai la norma, ci hanno quasi anestetizzati. Il tutto ad oggi accompagnato da infelicissime considerazioni da parte di giornalisti che hanno una concezione dei diritti sociali tutta loro.
Soprattutto in periodo p*ndemia, molti hanno ritenuto che affidare tutto al “veloce” privato invece che al “lento” pubblico, si sarebbe ottenuto un risultato migliore, celere. Non è stato ovviamente così.
La sanità privata ha un ostacolo principale: punta al profitto. Sulla sanità ciò si traduce con operatori sanitari e dottori con funzionamenti contrattuali diversi rispetto ai corrispettivi nel pubblico. Generalmente anche in problematiche di altro genere facilmente riscontrabili in miriadi di articoli di giornale e simili.
Perché il pubblico non funziona bene? Il settore si trova in un empasse di difficile uscita: si punta al risparmio riducendo il personale e in alcuni gravi casi anche la qualità del servizio o della struttura, segue una totale impreparazione nella gestione di una grande mole di situazioni, che comporta inevitabilmente a liste chilometriche e decennali per qualsiasi quisquilia.
Il problema parte dal taglio e dalla totale mancanza di sburocratizzazione, a cui si aggiungono nepotismo e altre stupende perle che si trovano anche nel decantato settore privato, dove alcuni controbattono con “Ma il privato a fare così perderebbe profitto”. Semplicemente esercita nepotismo e poi esercita illeciti per sopperire alla mancanza di guadagno dovuta alla scarsità del servizio. Ci sono abbastanza indagini a dimostrazione.
Rilanciare il settore pubblico con investimenti mirati e maggiori controlli è la soluzione ideale per trasformare un settore congelato in un’eccellenza.