Da “fondata sul lavoro” a “fondata sui lavoratori”.

Abbiamo sempre sostenuto la necessità di cambiare il primo articolo della Costituzione, modificando la dicitura “fondata sul lavoro” con “fondata sui lavoratori”. Mera costruzione semantica? No, questione di principio.

Essere patrioti significa riconoscere che questo Paese sia fondato sul lavoro di chi spesso viene bistrattato, da mantenutame o feccia varia, spesso (ma non solo) in mano estera, in una forma tremendamente subdola di imperialismo economico; essere socialisti significa voler terminare qualsiasi forma di sfruttamento e garantire condizioni di lavoro adeguate, nonché un sistema economico che renda il lavoratore il centro indissolubile dell’economia nazionale (e successivamente internazionale) di modo da eliminare completamente l’usura, fenomeno che campeggia indiscusso nei disastri causati da pochi stolti per arricchirsi.

Scene come quelle di classismo becero fatto da discutibili giornaliste, scene soprattutto come quelle dei corrieri, sottopagati dalle multinazionali, aggrediti per gioco, quasi fossero gusci vuoti il cui unico scopo è lavorare, dovrebbero aprire gli occhi di tutti su come venga visto chi lavora in Italia nel 2021: un mero mezzo di produzione, in mano a gente che spesso non mostra nemmeno il proprio volto.

Cambiare l’articolo uno, tramite un futuro referendum (anche in eventuale contesto rivoluzionario, perché è dal popolo che deve partire questo cambiamento, non dai partiti) significa compiere un passo importante verso la fine della mancanza di consapevolezza generalizzata, ed anzi la presa di consapevolezza da parte dei lavoratori su cosa minacci costantemente, come un putrido avvoltoio, le loro vite.

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