Ogni anno, in alcuni casi anche in un lasso di tempo minore, “quotidiani” come Fanpage e Next esercitano un blando appello alla pancia del popolo sperando di acchiappare mi piace (o anche solo odio, visto che anche quello fa visualizzazioni).

È il caso di giornalisti, almeno così risulta, come Saverio Tommasi e Lorenzo Tosa, la cui deontologia professionale si basa per l’appunto sul parlare alla pancia, facendo leva su una posizione di superiorità morale da essi stessi costruita.

Fanpage poi ha dato (e sono fiducioso che darà) del suo peggio sull’argomento foibe: nel 2013 scriveva che Tito fosse un criminale e ricordava l’evento, poco dopo iniziava a rivalutare il tutto, fino ad un Saverio gongolante un anno fa che sostiene che sia quasi tutto inventato sulla base di prove circostanziali.

C’è da dire che l’aria politica di riferimento a quella forma di giornalismo, il centrosinistra, dimostra ogni volta di avere una passione smodata per Tito: mentre la maggioranza dei comunisti fa notare, quasi annualmente, che il Comintern con lui avesse un pessimo rapporto per una serie di motivazioni che ne portarono alla cacciata, per il piddino o il moderato è un tentativo spicciolo di fingersi una forza antifascista almeno una volta l’anno.

Tale condotta di cambiare idea è stata applicata benissimo da Next e Fanpage sul tema c*vid, i giornalisti del priml soprattutto si sono incentrati sul r*zzismo e su quanto la chiusura fosse discriminatoria verso gli asiatici. Per poi, nel caso di Tosa e Delprete, far beatamente sparire le pubblicazioni da loro stessi redatte una volta arrivato il primo bilancio dei morti.

Certo è che, il giornalismo in Italia non è messo bene. È messo come la politica, adagiato su laide mani borghesi.

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