Di Giovanni Amicarella

Da alcuni giorni, in Corsica, stanno avvenendo proteste e scontri fra indipendentisti e polizia, motivati dalla quasi uccisione in carcere del precedente capo del movimento indipendentista.

Mentre le autorità hanno ricostruito il fatto come un “incidente” fra lui ed un altro detenuto, gli indipendentisti hanno giustamente trovato la cosa altamente sospetta. Solitamente si tiene ad isolare elementi nell’ambiente carcerario che possono creare incidenti fra loro, in questo caso sembra che il tutto sia stato ampiamente spronato.

Che la Corsica viva in uno stato di occupazione sotto la pesante egida francese, è fatto.

Trattata alla stregua di un dipartimento d’oltremare, con due terzi del proprio territorio (proprio come in altri dipartimenti) congelati da riserva naturale per scelta del governo francese, rendendo de facto impossibile lo svolgimento di gran parte delle economie locali senza dover necessariamente dipendere al governo centrale, cancellazione linguistica e culturale costante.

Se esiste ancora una cultura corsa, lo dobbiamo agli indipendentisti che hanno trasmesso clandestinamente, fin dai tempi di Paoli, conoscenze culturali e tattiche di guerriglia.

Ovviamente non basteranno dei tafferugli con la polizia a rimuovere definitivamente la benda dagli occhi della testa di moro. Ma è sempre rassicurante vedere che c’è chi la lotta non l’abbandona.

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