Dall’omonima base militare aeronautica, già dall’inizio delle operazioni, sono effettuati lanci di velivoli NATO, sia con che senza pilota.

Nel caso dei droni, svetta sicuramente per rilevanza il Global Hawk, drone da ricognizione ad altissima precisione che già da un mese è situato a Sigonella per missioni analoghe alla funzione.

Pochi giorni fa, il drone ha però svolto delle manovre più larghe delle solite fatte, andando a passare lo spazio aereo bielorusso e creando non poche tensioni.

Non è la prima volta che accade, meno di una settimana fa un drone partito dall’Ucraina, non si sa da chi lanciato vista la somiglianza negli arsenali bellici russo ed ucraino, è esploso in Croazia, a meno di duecento chilometri da Trieste.

Ironico che Sigonella, termine che con Craxi divenne sinonimo di alzare la testa con gli statunitensi, sia adesso la testa di ponte nelle ricognizioni aeree del conflitto in corso.

Ci possono essere conseguenze a tale condotta?
Assolutamente si, visto che è impossibile mantenere una neutralità diplomatica fornendo appoggio al volo di velivoli militari, senza considerare le due portaerei nucleari, una francese e una statunitense, che svolgono funzioni analoghe ad un blocco navale ad eventuali avanzate della marina russa, fra isole dell’Egeo e Sicilia.

Sommato all’invio di equipaggiamento bellico, è poco probabile che l’Italia possa continuare a sostenersi neutrale.

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