Ukrainian comedian and presidential candidate Volodymyr Zelensky reacts after the announcement of the first exit poll results in the second round of Ukraine's presidential election at his campaign headquarters in Kiev on April 21, 2019. (Photo by Sergei GAPON / AFP)

Siccome hanno provato ad abbatterci il sito, per coincidenza dopo l’articolo contro l’invio di armi e la questione di Sigonella, rincariamo la dose.

Quasi sedicimila volontari stranieri hanno risposto alla chiamata alle armi di Zelensky, e stupisce che non ne parlino quasi mai i giornali italiani.

Addentrandoci nella stampa estera, quel che ne è emerso rimane impresso: i volontari, spesso persone prese dall’impeto delle buone intenzioni, altrettanto spesso gente che spera di ottenerci qualcosa, vengono usati come vera e propria carne da cannone dall’esercito ucraino.

Gran parte dei volontari britannici, riusciti a fuggire successivamente, hanno rilasciato videointerviste su come, una volta arrivati, gli sia stato tranciato il passaporto e siano stati sottoposti alla legge marziale (obbligo di presentarsi alle armi per ogni uomo dai 18 ai 60 anni, con tassativo divieto di lasciare il paese, pena diserzione).

Gente con zero addestramento militare impiegata direttamente in prima linea, con tragicomiche scene surreali di cariche in maglietta mimetica contro autoblindi controcarro russi.

E se a fuggire rischiano la fucilazione, anche a rimanere non va certo meglio: non sono tutelati dalla convenzione di Ginevra, in quanto non riconosciuti né come soldati, né tantomeno come civili viste le armi.

Testimonianze nella stampa estera pongono anche un alienante scenario su come alcuni vivano con distacco la guerra, il gruppo Wagner ha infatti distrutto intere basi ucraine grazie ai dati ottenuti da foto e video pubblicati dai volontari stessi sui social, in cui spesso apparivano edifici facilmente riconoscibili.

Si farà sentire l’ONU su questo o diamo per scontato che fino a che sono forze filo-atlantiste vada bene anche l’abuso?

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