Dalla mazziniana Giovine Europa, al federalismo boniniano, passando per paneuropa, eurocomunismo e convenienza NATO, quasi tutte le correnti politiche hanno avuto alla fine l’idea di un’Europa unita.

Quella odierna, tuttavia, è lontana praticamente da tutte, se non dal concetto un po’ radicale ed un po’ borghese di Europa unita in nome del pacifismo e del diritto fine a sé stesso. Ciò rappresenta un problema fondamentale, perché non vi è unità ideale.

Unità ideale sta in base alle dottrine in varie sfumature, per il paneuropeo sta in un’unità culturale, per l’eurocomunista sta nell’unità di classe, per il liberale sta nel libero mercato.

L’unità odierna non garantisce alcun concetto di unità, se non la creazione posticcia di un’identità comune: bambini a cui viene ripetuto costantemente di essere europei. Tutto qua.

Non vi è tradizione, vi è Erasmus.
Non vi è lotta di classe, vi è Schengen.
Non vi è minarchismo, vi è comune rete dati.

Tre cose su cui, sfido, creare unità che sia destinata a durare.

Il progetto europeo, come odiernamente concepito, è un gigante dai piedi di cartapesta, minato da continue lotte interne.

E tutto ciò, come al solito, deriva da una condizione: l’aver abbandonato gli ideali in favore della convenienza.

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