Italy's new Prime Minister Mario Draghi (R) and outgoing prime minister Giuseppe Conte, during the handover ceremony at Chigi Palace in Rome, Italy, 13 February 2021. Former European Central Bank (ECB) chief Mario Draghi has been sworn in on the day as Italy's prime minister after he put together a government securing broad support across political parties following the previous coalition's collapse. ANSA/ ETTORE FERRARI/pool

La stampa presenta una dimensione parallela di un Draghi commosso al Rione Sanità davanti a piccoli profughi ucraini, tralasciando che stava per essere aggredito da una folla inferocita e salvato per un pelo dalla Celere.

L’ipotesi dell’entrata in guerra sta fortemente scaldando gli animi del popolo, che già avverte i primi contraccolpi seri di sanzioni ed inflazione nella propria quotidianità. Il 68% vuole mediare con la Russia, un 30% preferisce non esprimersi.

Il restante è d’accordo con l’ipocrisia europea, probabilmente per idealizzazione coadiuvata da notizie passate in sordina come l’equipaggiamento bellico mandato al posto dei generi alimentari e medicinali dichiarati, uno dei voli placcato dai lavoratori aeroportuali ha rappresentato la prova schiacciante.

L’innalzamento della spesa militare non ci va proprio giù quando fatto da un governo che lascia morire di fame i cassaintegrati e facilita le procedure di sfratto per gli indebitati dall’usura legalizzata, o come usa dire, banche.

Visto l’innalzamento di alcune spese in questa direzione già da parte di Conte, che oggi invece afferma di essere contrario, affermiamo che sia senza ombra di dubbio l’ennesimo teatrino, quello fra lui e Draghi, destinato a finire a “tarallucci e vino”.

Avendo visto la forte polarizzazione che il popolo sta esercitando sulla guerra, il governo mette a disposizione una voce fuori dal coro (o un paio) per far credere che vi sia un’opposizione reale alla cosa

Trucco politicamente vecchio come il cucco, efficace forse su alcuni, ma non certo su di noi.

Fa molto ridere anche che si prosegua in questa direzione, nonostante sia abbastanza palese che le parole che sibilano sulle nostre e sulle labbra di molti altri giovani, in caso di una chiamata alle armi, siano “diserzione” o “obiezione”.

Draghi e i suoi monologhi al teleschermo con Zelensky devono aver ben chiara una cosa: noi siamo certo disposti a combattere per un’ideale, ma non certo a morire per la loro vacuità di ideali.

La Repubblica dovrebbe muovere guerra soltanto per tutelarsi, non per sottostare alle indicazioni di un presidente americano.

Questo è alla base della nostra idea politica.

error: Contenuto protetto, è possibile fare richiesta per uso a info@socialismoitalico.it