Di Giovanni Amicarella

Strano paese l’Italia, magico mondo in cui i politici hanno la bava alla bocca quando se ne stanno nelle retrovie, per poi perdere decisamente di brio una volta ottenuta la pregiata seduta.

Ieri è stata una giornata agrodolce, come tutte le feste dei lavoratori: tante promesse da parte di CIGL-CISL-UIL, i partiti che parlano a destra e manca di salario minimo e diritti. Poi ancora le manifestazioni e le ubriacature con colleghi e compagni, perché è anche questo.

Poi, due passi fatti da soli, una breve pioggia torrenziale, acquazzone tipico del periodo, e il vedere i rider con motorini e biciclette che lavorano anche di domenica ed anche in quell’occasione è un pugno allo stomaco. La sensazione di bruciore poi aumenta quando si pensa a chi nella loro stessa mansione, per le stesse condizioni di pioggia, ci ha rimesso la vita.

Ed i rider questo primo maggio lo hanno festeggiato massacrati dai manganelli della celere, per paura che turbassero i vendutissimi della CGIL con i loro slogan da casa di riposo. Talmente tanto vecchi, che sono stati scaricati perfino dai colleghi del moderatume di FFF, a solo poco più che un mese dalla loro santa alleanza in chiave finto-anticapitalista, un tentativo spasmodico e nemmeno tanto velato di riciclare e rivendere il nulla.

Se devo riassumere questo primo maggio, dico che sia stato come gli altri. Risate, lotte, per poi ricevere acqua gelata addosso, in un inevitabile circolo vizioso che ha solo e soltanto una maniera di interrompersi: la presa di coscienza da parte del lavoratore.

Che duole informare gran parte dei “compagni” sui social, non arriverà certo con foto del culo e meme. Meglio se avessi detto compagni con lo scevà come chiusura?

error: Contenuto protetto, è possibile fare richiesta per uso a info@socialismoitalico.it