
Sembra che la decisione tutta europea di temporeggiare non abbia fatto altro che consegnare ancora più peso alla Russia da mettere sulla bilancia delle trattative: il gas sarà riscosso quasi sicuramente in rubli.
Nonostante la pesante opposizione delle potenze occidentali, ed alcuni voletti pindarici da parte del nostro governo, che vorrebbe sostituire il commercio con la Russia con quello con paesi che tutto sono benché democratici o tutelanti i diritti delle opposizioni (Algeria e Congo per esempio, noti “baludardi” dei diritti sociali e civili), la direzione resta contraria ed ostinata da parte della aziende.
ENI lascia intendere che la strada di pagare in rubli sia quella più pratica, seguita a scia da moltissimi altri consorzi europei, che stanno già aprendo appositi conti in rubli presso la Gazprombank in Svizzera.
Questa paralisi è forse la dimostrazione effettiva di mancanza di unità di intenti all’interno dell’Unione? Sicuramente è l’ennesima occasione per potenze esterne di approfittare delle fragilità, ironia della sorte, create proprio dall’organo sovranazionale nato originariamente (a sua detta) per prevenirle.
Chissà se alla fine verrà anche fuori finalmente il significato della bandiera, visto che di ricorrenza in ricorrenza le stelle passano da uguaglianza e fraternità, a significati apostolico-mariani, mentre per noi socialisti resta sempre un copia incolla di una bandiera ben più americaneggiante.
Saranno le stelle, sarà il capitalismo. Sarà il blu.