La rottura fra sindacalisti rivoluzionari e partito socialista

Ferrara, 1907. In un congresso della stessa corrente, quella del sindacalismo rivoluzionario, viene presa in esame l’immobilismo atavico con cui, già allora, le correnti più moderate del partito socialista stavano gestendo la situazione.

Il partito socialista era infatti ancora ben lontano dalla ben più celebre scissione di Livorno nel 1921, con la crezione del PC, di matrice marxista. Figure come De Ambris e Corridoni, che alle manifestazioni operaie andavano sempre e che quotidianamente rischiavano le ritorsioni reazionarie, iniziarono a sentirsi sempre più stretti.

Il partito socialista era infatti, nel modo più assoluto, legato al concetto di democrazia parlamentare. I sindacalisti la definivano l’utile mezzo per imbrigliare le masse nell’immobilità, e promuovendo una soluzione innovativa: una democrazia del popolo, idea che De Ambris svilupperà nella sua Carta di Libertà.

La differenza principale e che, seppur vi saranno avvicinamenti e allontanamenti nel corso della storia, decretarà l’assoluta differenza con il modello marxista è l’idea di funzionamento della società: secondo i sindacalisti rivoluzionari, infatti, non vi deve essere una rimozione della proprietà privata, quanto un suo controllo per evitare lo scadimento in eccessi; allo stesso tempo sia la democrazia che il lavoro hanno come perno l’unione di lavoratori riuniti in un sindacato di categoria, che ne guida i processi produttivi.

I sindacalisti rivoluzionari, inoltre, premevano già per il riconoscimento di una minaccia economica e sociale enorme, che già all’epoca mostrava i suoi primi tentacoli: l’usura. Proprio contro di essa sono indirizzati i punti della Carta di Libertà (ne trovate un’analisi nelle storie di evidenza), rivolti alla centralità del lavoratore, alla necessità di una banca nazionalizzata e, forse il più importante, il totale annullamento di interventi finanziari o influenzamenti economici esterni, visto che “le decisioni derivano solo e solamente da chi lavora”.

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