Le dimissioni collettive di svariati membri della Commissione esteri al Senato, appartenenti a PD, Lega; Italia Viva e FdI, dopo le dichiarazioni di Petrocelli sono effettivamente passate abbastanza in sordina. Il che rappresenta uno specchio molto completo sull’attuale situazione di disinteresse per le questioni interne al Governo da parte dei cittadini.

Petrocelli, appartenente al M5S e presidente della Commissione stessa, avrebbe rilasciato dichiarazioni ritenute come “indifendibili ed in marcato contrasto con la linea generale”, sottolineando che L’Italia è sempre più incline al divenire una potenza belligerante nel conflitto e non una garante di pace. Le esercitazioni in svariate località, anche balneari, della Sardegna non farebbero altro che confermare questa infausta ipotesi, nonostante sembra quasi un tabù volerlo affermare.

Avevamo già sottolineato che le piazze di pace con successivo invio di armi clandestine bloccate dagli operatori aereoportuali, come il fare decollare droni statunitensi (a loro detta solamente ricognitivi) da Sigonella potevano essere intesi come segnali di una mossa in tal senso, ed a più riprese questa tesi è stata presa da varie formazioni politiche extraparlamentari per rendere palese che il popolo non condivide questa guerra, ed in particolare la linea di Draghi che ricorda per toni e modi una sorta di Pinochet diluito, con continue dichiarazioni a nome di sessanta milioni di persone smentite costantemente e nel giro di minuti da sondaggi o reazioni popolari.

Vari capi di partito si sono espressi indifferenti al non voler votare in Aula sull’invio di armi, sapendo già che il voto sarebbe tutt’altro che favorevole. Il “coming out” di Guerini (nome omen?) sulla vicenda durante un’intervista, dicendo che l’invio di armi è, ovviamente, autorizzato dal Governo stesso, ha fatto storcere il naso a veramente troppe persone: possibile che si decida un invio di armi, in una repubblica, senza una consultazione approfondita di coloro che dovrebbero rappresentare i cittadini?

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