C’è un vecchio detto, “la quercia non fa limoni”, da un partito di cui il programma politico si basava sul “vaffanculo”, è finito per diventare un partito da mandare a….

Non vuole assolutamente essere una di quelle pubblicazioni moraliste basate sul denigrare chi ha scelto di votarli, capisco la rabbia, la rabbia porta spesso a fare scelte avventate e, detto tra noi, a livello di idiozia i cinquestelle non superano di molto quella del miscuglio liberale, a cui si sono aggiunti alla perfezione come pezzi di un puzzle. La rabbia del popolo ha lasciato il posto agli interessi, il volersi alleare con partiti con diverso programma è diventato un mezzo comodo e veloce, il parlamento è passato da scatoletta di tonno a comoda cuccia imbottita. Ve lo ricordate agli inizi? C’era uno stuolo di piddini pronti a giurare che Grillo fosse il nuovo Mussolini, uno stuolo di leghisti pronti a giurare fosse il nuovo Lenin, si fece un autentico bombardamento mediatico per una frase di Di Maio, probabilmente letta su Facebook, sul “fare testuggine romana”, che scatenò anche il Berizzi su possibili complotti neri nell’aula sordida e grigia del parlamento. Tutto questo circo, mediatico e non, è la dimostrazione che quello che realmente manca in politica sono idee nuove e veri giovani. Il “vaffa” ci sta, ma deve essere motivato, colui che lo usa deve essere preparato a dibattere.

Aggiungo, se volete farvi qualche risata, guardate cosa scrivevano su Conte e Mattarella i vari Tosa, Delprete, ecc. durante il governo con Salvini. A proposito di cambiamenti repentini di idee. E di trasporto di borse.

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