I titoloni sull’ “inevitabile guerra contro l’invasore russo per l’unità europea” sono a pieno regime come al solito. Prevedibile.

Di tanto in tanto qualche eurodeputato si butta sulla propaganda anti-russa, per ricordare la propria esistenza. Diciamocelo, gli eurodeputati pregano per queste situazioni, sono le uniche dove trovano qualcuno che effettivamente legga le loro dichiarazioni.

Il problema aggiuntivo è che oltre la spasmodica quantità di informazioni, di cui ne viene cernita una parte utile e scartata quella meno, si è voluto creare un parallelismo politico che ancora una volta pone l’ “estremo” come sinonimo di male, non una risolutezza ideologica o non messa in discussione delle proprie idee. Da qui un’operazione di neo maccartismo, stavolta non contro il comunismo in sé, quanto contro qualsiasi cosa non sia l’ideale malato che contraddistingue l’Unione stessa: gli interessi personali e nazionali, ma solo di alcuni.

Ed ecco che la situazione dei giacimenti ucraini, perché quello interessa non certamente i civili, diventa chiara, quasi cristallina. Le risorse energetiche non sono in discussione, sono necessarie, ma siccome nessuno è disposto a morirci bisogna tessere una trama avvincente per cui motivare chi non tornerà a casa, nell’eventualità di conflitto.

L’Unione Europea ha bisogno di risorse, per averle necessita di guerra, se non è la Russia, sarà un’altra potenza in futuro.

Questo è quello che succede quando le idee estreme, indiscutibili e feroci vengono ripudiate in nome di larghe intese.

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