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Tempo fa, in Europa Orientale abbiamo assistito alla crisi che de facto ha messo in luce l’ipocrisia dell’UE in fatto della loro tanto agognata “accoglienza”.
Iniziamo col definire cosa sia la Bielorussia. Essa è un cuscinetto creato dagli Zar per allontanare da loro ciò che nella visione strategica russa è da sempre il loro più temibile nemico, La Germania (vedi carta)
Nel 2020 a seguito di elezioni contestate (in primis dai paesi occidentali), il Governo di Lukashenko ha finito col distanziarsi sempre più dall’occidente avvicinandosi al Cremlino, e, sempre con l’aiuto di Putin ha sedato, pressoché totalmente, le proteste. Osservando la seconda immagine capiamo come la Bielorussia sia un importante avamposto per la Russia. Infatti, ciò che è successo al confine tra Polonia e Bielorussia si tratta di una manovra tattica molto fine attuata da Mosca. Putin, consapevole che data l’eterogeneità etnica dei paesi baltici. E soprattutto, consapevole che a differenza di quello che abbaia la finta “sinistra”, AVERE UNA POPOLAZIONE ETEROGENEA (SIA PUNTO DI VISTA ETNICO E/O CULTURALE). È UN’ENORME DISGRAZIA PER IL PAESE CHE HA QUESTA ETEROGEITÀ, POICHÉ POTREBBE ESSERE TRAVOLTO DALLE CORRENTI SECESSIONISTE FINO AL COLLASSO (VEDI JUGOSLAVIA). Non a caso, i paesi baltici, che all’interno hanno grosse minoranze di russi, all’interno, appena vedono un raggruppamento di migranti disperati, alla ricerca di una vita migliore, costruiscono barriere ed indietreggiano, proprio come fa un elefante davanti ad un topo. Spaventati, cercano a tutti i costi di porre delle barriere tra i paesi oggetto del loro desiderio di espansione strategica (paesi satelliti della Russia) e loro.
La Polonia ne è uscita chiaramente sconfitta dalla vicenda, in quanto, come accennato ha l’ardente desiderio di far retrocedere lo spazio d’influenza russo, e che adesso si trova a porre una barriera tra sé e lo spazio che intende sottrarre ai russi.
Ma la vera sconfitta è la Germania. Poiché lo stato teutonico sta effettuando una politica estera particolare, in cui da un lato non vuole avere relazioni privilegiate con Mosca (vedi North stream 2) dall’altra intende espandersi sempre più verso l’Europa dell’est.

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