A cura di Giovanni Amicarella

Fa abbastanza amareggiare come il socialismo sia diventato ad oggi un sinonimo, ironico e provocatorio di “scissione”. Noi socialisti ci scindiamo sempre, spesso per motivazioni futili. Se in passato le scissioni erano dettate e ben motivate da prassi ideologiche completamente opposte, vedasi quelle del 1907 ad opera dei sindacalisti e del 1921 ad opera dei comunisti, ad oggi sono il diporto di pingui borghesucci da strapazzo che usano i nostri termini e simboli gli uni contro gli altri, al pari di bambini che giocano con i soldatini, o molto più giovani emulatori che lo hanno reso il passatempo per eccellenza.

Nel SOCIT è risaputo che convivano diverse estrazioni ideologiche socialiste, accomunate dai nostri dieci punti programmatici, che in modo pragmatico permettono un’unità di azione e di intenti senza fronzoli. Dal mio e del nostro punto di vista un punto imprescindibile per il raggiungimento di un contesto rivoluzionario. La prassi è di fatto dettata dalla necessità storica in un’epoca di quasi completa morte del movimento operaio e di disinteresse sempre più marcato nella nostra generazione, grazie a decenni di geniale, quanto diabolica, propaganda borghese.

Qualcuno non si spiega come il SOCIT, il partito che riunisce dai marxisti-leninisti ai sindacalisti rivoluzionari, sia riuscito a compiere un anno senza la minima slavina, portando informazione e contenuti da tutte le proprie radici ideologiche, formando al socialismo chi per la prima volta, motivato da gente giovane, conosce la politica, facendo lavorare come compagni, spalla a spalla, membri che in altri partiti si sarebbero presi a mazzate su barricate vicine, ma a detta dei rispettivi pomposi segretari, opposte. Ed eccoci qua.

SETTARISMO COME NEGAZIONE STESSA DEL SOCIALISMO

Il settarismo ideologico comporta delle importantissime contraddizioni, non assolutamente trascurabili. Toglie qualsiasi possibilità di avanguardia proletaria, stringendo il tutto ad un mero gioco di rubarsi l’iscritto, farsi concorrenza (come se fossimo al mercato del pesce) e spesso di confronto ideologico fra membri stessi, vitale per l’arrivo ad una direzione ed il ponderare le priorità pratiche. Stringendo sempre di più il numero dei membri per partito/associazione/collettivo/ecc. fino alla disgregazione completa, tenendo un numero molto basso di membri per tutta la vita politica, favorendo anche in modo pestilenziale il favoritismo e l’accondiscendenza per prolungare la permanenza all’interno.

Ciò significa, come qualche ignorante affermi faccia il SOCIT ed il sottoscritto, doversi alleare o tirare dentro di sé chiunque? Assolutamente il contrario, le alleanze, come le iscrizioni, si devono basare sull’unità di intenti, a sua volta derivante dal programma. E’ vitale che vi sia un’unità di intenti come collante, a cui poi affiancare una formazione ideologica, è invece insalubre la ricerca ostentata della purezza ideologica.

Entrambi gli atteggiamenti sono imputabili, e lo sottoscrivo, ad opportunismo. Il primo, del singolo che teme che possa perdere il ruolo da capetto o l’alone di intransigenza ideologica che causa orgoglio ma ben poco attua nella prassi; il secondo, ove si teme di essere troppo pochi e si cerca disperatamente di gonfiare i numeri, un po’ al pari di chi acquista seguaci finti sui social con la speranza di sembrare popolare (ed il SOCIT è stato accusato anche di questo, ci mancherebbe).

Tuttavia, mi viene spontanea una domanda.

Se la maggior parte dei vostri sforzi sono rivolti al vendere giornali, farvi faide per virgole lette diversamente su testi ideologici e cercare di ostacolare altre organizzazioni che hanno i vostri stessi obiettivi per giocare a chi è più “fedele alla linea”, invece che alla preparazione e realizzazione della lotta proletaria, come potete voi dirvi socialisti?

Il nostro secondo e terzo punto del programma, danno massima enfasi all’azione disinteressata individuale, oltre al costante confronto ed ascolto interno appositamente per ovviare ai frazionamenti che vengono, fin troppo spesso, generati da malumori personali più che ideologici.

E’ preoccupante che ci siano movimenti che criticano la politica borghese per gli accordi e scissioni sottobanco, per finire a fare lo stesso, decine di volte più ridicolo perché su una scala microscopica.

Non vedo alcuna differenza, per l’appunto se non la scala, fra due collettivi comunisti che si scindono per divergenze personalistiche, ed un partito di centrosinistra che fa lo stesso. Anzi, c’è da dire, almeno i secondi continuano a riscuotere i maledetti privilegi, i primi si allontanano sempre di più dalla rivoluzione che (dicono) di desiderare ardentemente.

MOVIMENTO DI POCHI ELETTI?

Il giochino della setta comporta, alla fine, di ritenersi ideologicamente più puri di altri. Ed ancora, il proletariato, rimane un grande assente, da fulcro ideologico a soprammobile da tirare fuori a cadenza regolare negli scritti, spolverato e rimesso via subito dopo.

Il socialismo deve convogliare le masse, dar loro la spinta verso l’applicazione dell’idea politica, non essere un circolo per la briscola, la creazione di un’avanguardia rivoluzionaria deve necessariamente passare dalla formazione di un fronte comune su solide posizioni comuni.

Se giocate al frammentare movimenti maggiori in qualcosa di sempre più piccolo, state andando contro il proletariato, non certamente in sua direzione, sviluppando una stomachevole concezione elitaria che ricorda tutto tranne che quello che come socialisti dovrebbe essere il nostro obiettivo.

Come sterili possono risultare le scherme ideologiche su personaggi storici (“Trotckij o Stalin” è letteralmente il tema caldo in un paese dove solo in un anno muoiono centinaia di lavoratori), del tutto ridicola risulta il concentrarsi sul dibattito del “socialismo in un solo paese” contro “rivoluzione globale subito” ad anni luce da un qualsiasi fronte rivoluzionario, senza contesti geopolitici o congressi, ma derivante da pura e semplice concezione di pancia.

L’idea alla fine di una concezione elitista comporta un ulteriore sforzo nel mantenere il relativo gruppo, già circoscritto ricordiamo, “puro” da contaminazioni, ulteriore energia dirottata dalla lotta proletaria, e assimilabile ad un copia ed incolla telematico di citazioni della qualunque, decontestualizzate ad hoc e sciacallate a mo’ di rudimentale e filosofica clava.

Non a caso questi gruppi solitamente fondano giornali pubblicando un solo numero per poi precipitare nell’inazione (nemica principale del socialismo), partecipano ad un a sola manifestazione per poi abbassare la saracinesca e così via. Si è talmente alla perenne ricerca dell’oppositore travestito da compagno, da dimenticarsi delle banche usuraie e degli operai assassinati dal capitalismo.

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