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Introduzione di Giampiero Braida, segue testo integrale

In occasione del recente anniversario della sua promulgazione, vi offriamo un’anticipazione editoriale di “Scritti scelti sul sindacalismo rivoluzionario”, prossimamente disponibile in cartaceo e digitale per le nostre Artverkaro Edizioni. Il volume, che raggrupperà una sintesi di analisi storico-politica sul sindacalismo, conterrà al proprio interno integralmente sia la Carta di Libertà che Sindacalismo e Repubblica, due testi fondamentali per comprenderne a pieno il pensiero.

Introduzione

La “Carta di Libertà” fu la bozza del documento finale noto oggi come “Carta del Carnaro”, celeberrima costituzione realizzata in occasione della breve ma intensa Impresa Fiumana. Il testo venne scritto dal sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris, allievo del teorico sindacalista Angelo Oliviero Olivetti e mentore del giovanissimo sindacalista Filippo Corridoni, nonché già deputato del Partito Socialista e cofondatore del “Fascio d’azione rivoluzionaria”, gruppo interventista di sinistra negli anni 1915-1918. Il documento venne poeticamente modificato, principalmente nella forma ma non nei contenuti, dalla penna aulica del D’Annunzio, il quale poi si accinse a promulgarlo l’8 settembre del 1920 con un discorso dal palazzo del governo. L’idea di fondo della Carta di Libertà era quella di una repubblica federale, sindacalista e antipartitica, in linea con le idee espresse nell’ultimo testo di Filippo Corridoni “Sindacalismo e Repubblica”.

Nella versione deambrisiana della famosa carta si parla del nuovo Stato come di una democrazia diretta dei cittadini-produttori, organizzati a livello governativo in corporazioni suddivise per mestiere e settore come nell’Età Comunale (da leggersi in realtà come “sindacati verticali” più simili per impostazione ai soviet russi che alle gilde di puro stampo medievale). Inoltre lo stesso De Ambris voleva inizialmente che il territorio fiumano prendesse il nome di “Repubblica del Carnaro” (come scritto nella versione originale), inquadrando così l’impresa stessa oltre il semplice irredentismo verso un’azione veramente rivoluzionaria, la quale sarebbe dovuta andare a scuotere le fondamenta plutocratiche e monarchiche dello Stato italiano. Sulla scia dell’esperienza della Repubblica Romana (1849), la Carta di Libertà si fa interprete della migliore tradizione mazziniana, presentando uno stato ideale modellato sul principio cardine di “libertà e associazione”.

In essa la questione nazionale si fonde con quella sociale, generando una sintesi costruttiva mediata dai validi esempi del nostro passato, come l’Età dei Comuni o la Repubblica Veneta fino alla più antica Repubblica Romana del 509 a.C., e da quelli più recenti come la “democrazia dei soviet” nella prima Russia bolscevica. La volontà del De Ambris era appunto quella di realizzare una “repubblica sociale” fondata sul principio nazionale della “Patria” e su quello sociale del “Lavoro”, inteso in tutte le sue forme. Questa terza via, distinta dalle “democrazie liberali” capitaliste e dagli stati socialisti di ispirazione marxista, prende il nome di “socialismo mazziniano”, sotto il segno del sindacalismo rivoluzionario e del nazionalismo di sinistra anti-imperialista. Le innovazioni che porta, impressionanti per l’epoca, hanno una potenza ideale ancora oggi: allo sterile parlamentarismo odierno la Carta contrappone un’assemblea di tecnici e lavoratori, al presidenzialismo scrauso della destra il direttorio dei rettori, alla partitocrazia scadente le rappresentanze lavorative, alla post-democrazia odierna una democrazia sociale, organica e partecipativa, al regionalismo confusionario un federalismo comunalista, alle “volontà morte” di una sinistra consunta la garanzia delle tutele sociali più avanzate, alla proprietà privata dei padroni la proprietà sociale dei mezzi di produzione. Nel suo insieme la Carta del Carnaro rappresenta uno dei tentativi meglio riusciti di coniugare la responsabilità con la libertà, il patriottismo con la giustizia sociale, l’unità nazionale con le autonomie locali.

In questo documento straordinario sono raccolte le aspirazioni per una nuova Italia fondata su una democrazia non rappresentativa, partitica o oligarchica, bensì diretta, sindacale e popolare. De Ambris stesso nel 1922, durante il primissimo periodo fascista, formò con Angelo Oliviero Olivetti e Rinaldo Rigola la “Costituente Sindacale”, un progetto rivoluzionario basato sull’indipendenza dai partiti e sulla volontà di creare in Italia uno stato sindacale basato sulla Carta fiumana (rinominata magari come “Carta d’Italia”). Purtroppo, a causa della mancata adesione di D’Annunzio come capo della nuova impresa, l’iniziativa naufragò e ciò che ne conseguì dopo è risaputo oggi da tutti. Spetta oggi a noi decidere se permettere un’altra rivoluzione incompiuta o entrare gloriosamente nella storia politica del nostro Paese.

“[…] Orbene, le Corporazioni fasciste sono state generate attraverso una vasta, lunga, continua, e spesso delittuosa, violazione della libertà individuale e collettiva. […] La funzione delle Corporazioni fasciste non è quella che spetta logicamente al Sindacato. Quale difesa, quale conquista, quale educazione possono offrire agli associati organizzazioni sorte dietro il comandamento e con i denari della classe avversaria? Le Corporazioni non sono Sindacati, sono falsificazioni sfrontate di Sindacati” Circolare della segreteria generale dell’Unione spirituale dannunziana (Legioni di Ronchi), Firenze, 18 settembre 1924.

Documento della bozza originale di De Ambris della “Carta di Libertà” tratto da:

G. Negri e S. Simoni, Le Costituzioni inattuate, Editore Colombo, Roma 1990.

Testo integrale

Il Popolo della Libera Città di Fiume, in nome delle sue secolari franchigie e dell’inalienabile diritto di autodecisione, riconferma di voler far parte integrante dello Stato Italiano mediante un esplicito atto d’annessione; ma poiché l’altrui prepotenza gli vieta per ora il compimento di questa legittima volontà, delibera di darsi una Costituzione per l’ordinamento politico ed amministrativo del Territorio (Città, Porto e Distretto) già formante il “corpus separatum” annesso alla corona ungarica, e degli altri territori adriatici che intendono seguirne le sorti.

Art. 1 – La Libera Città di Fiume, col suo porto e distretto, nel pieno possesso della propria sovranità, costituisce unitamente ai territori che dichiarano e dichiareranno di volerle essere uniti, la Repubblica del Carnaro.

Art. 2 – La Repubblica del Carnaro è una democrazia diretta che ha per base il lavoro produttivo e come criterio organico le più larghe autonomie funzionali e locali.

Essa conferma perciò la sovranità collettiva di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di classe e di religione; ma riconosce maggiori diritti ai produttori e decentra per quanto è possibile i poteri dello Stato, onde assicurare l’armonica convivenza degli elementi che la compongono.

Art. 3 – La Repubblica si propone inoltre di provvedere alla difesa dell’indipendenza, della libertà e dei diritti comuni, di promuovere una più alta dignità morale ed una maggiore prosperità materiale di tutti i cittadini; di assicurare l’ordine interno con la giustizia.

Art. 4 – Tutti i cittadini della Repubblica senza distinzione di sesso sono uguali davanti alla legge. Nessuno può essere menomato o privato dell’esercizio dei diritti riconosciuti dalla Costituzione se non dietro regolare giudizio e sentenza di condanna. La Costituzione garantisce a tutti i cittadini l’esercizio delle fondamentali libertà di pensiero, di parola, di stampa, di riunione e di associazione. Tutti i culti religiosi sono ammessi; ma le opinioni religiose non possono essere invocate per sottrarsi all’adempi- mento dei doveri prescritti dalla legge. L’abuso delle libertà costituzionali per scopi illeciti e contrari alla convivenza civile può essere punito in base a leggi apposite, le quali però non potranno mai ledere il principio essenziale delle libertà stesse.

Art. 5 – La Costituzione garantisce inoltre a tutti i cittadini senza distinzione di sesso, l’istruzione primaria, il lavoro compensato con un minimo di salario sufficiente alla vita, l’assistenza in caso di malattia o d’involontaria disoccupazione, la pensione per la vecchiaia, l’uso dei beni legittimamente acquistati, l’inviolabilità del domicilio, l’habeas corpus, il risarcimento dei danni in caso di errore giudiziario o di abuso di potere.

Art. 6 – La Repubblica considera la proprietà come una funzione sociale, non come un assoluto diritto o privilegio individuale. Perciò il solo titolo legittimo di proprietà su qualsiasi mezzo di produzione e di scambio è il lavoro che rende la proprietà stessa fruttifera a beneficio dell’economia generale.

Art. 7 – Il porto e le ferrovie comprese nel territorio della Repubblica sono proprietà perpetua ed inalienabile dello Stato con un ordinamento autonomo tale da consentire a tutti i popoli amici che ne hanno bisogno di servirsene con garanzia di assoluta parità di diritti commerciali con i cittadini fiumani.

Art. 8 – Una Banca della Repubblica controllata dallo Stato avrà l’incarico dell’emissione della carta-moneta e di tutte le altre operazioni bancarie. Un’apposita legge ne regolerà il funzionamento e stabilirà i diritti e gli oneri delle banche esistenti o che intendessero stabilirsi nel territorio della Repubblica.

Art. 9 – L’esercizio delle industrie, delle professioni e dei mestieri è libero per tutti i cittadini della Re- pubblica. Le industrie stabilite o da stabilirsi con capitale straniero saranno soggette alle norme di una legge speciale che regolerà pure l’esercizio professionale degli stranieri.

Art. 10 – Tre elementi concorrono a formare le basi costituzionali della Repubblica:

a. i Cittadini;

b. le Corporazioni;

c. i Comuni.

Dei cittadini

Art. 11 – Sono cittadini della Repubblica tutti gli attuali cittadini della Libera Città di Fiume e degli altri territori che ad essa dichiarano di volersi unire; tutti coloro cui venga conferita la cittadinanza per me- riti speciali; tutti coloro che ne faranno domanda, quando questa sia accettata dagli organi competenti, in base alla apposita legge.

Art. 12 – I cittadini della Repubblica entrano nel pieno possesso di tutti i diritti civili e politici non appena compiuto il ventesimo anno di età, diventando perciò elettori ed eleggibili per tutte le cariche pubbliche senza distinzione di sesso. Saranno tuttavia privati dei diritti politici, con regolare sentenza, tutti quei cittadini:

a. che risultano condannati a pene infamanti;

b. che rifiutano di prestare il servizio militare per la difesa del paese o di pagare le tasse;

c. che vivono parassitariamente a carico della collettività, salvo casi d’incapacità fisica al lavoro dovuta a malattia od a vecchiaia.

Delle corporazioni

Art. 13 – I cittadini che concorrono alla prosperità materiale ed allo sviluppo civile della Repubblica con un continuativo lavoro manuale ed intellettuale sono considerati cittadini produttivi e sono obbligatoriamente inscritti in una delle seguenti categorie, che costituiscono altrettante corporazioni, e cioè:

I. Operai salariati dell’industria, dell’agricoltura, del commercio e dei trasporti. A questa categoria appartengono pure i piccoli artigiani ed i piccoli proprietari di terre che non hanno dipendenti se non in limitatissimo numero o come aiuto saltuario e temporaneo.

II. Personale tecnico ed amministrativo di aziende private industriali ed agricole, purché non si tratti di comproprietarii delle aziende stesse.

III. Addetti alle aziende commerciali non operai propriamente detti, purché non si tratti di compro- prietarii delle aziende stesse.

IV. Datori di lavoro dell’industria, dell’agricoltura, del commercio e dei trasporti. S’intendono datori di lavoro coloro che, essendo proprietarii o comproprietarii di aziende, si occupano personalmente direttamente e continuativamente della gestione delle aziende stesse.

V. Impiegati pubblici statali e comunali di qualsiasi ordine.

VI. Insegnanti delle scuole pubbliche e studenti degli istituti superiori.

VII. Esercenti professioni libere non comprese nelle 5 categorie precedenti.

Le cooperative di produzione, lavoro e consumo tanto agricole che industriali costituiscono esse pure una corporazione che può essere rappresentata esclusivamente dagli amministratori delle cooperative stesse.

Art. 14 – Le corporazioni godono di piena autonomia per quanto riguarda la loro organizzazione e funzionamento interno. Esse hanno il diritto d’imporre una tassa commisurata sul salario, stipendio profitto d’azienda, o lucro professionale degli inscritti, per provvedere ai propri bisogni finanziari. Le corporazioni hanno pure il diritto di possedere in nome collettivo beni di qualsiasi specie.

I rapporti della Repubblica con le corporazioni e delle corporazioni fra loro sono regolati dalle norme contemplate agli art. 16, 17 e 18 della presente Costituzione per i rapporti fra i poteri centrali della Re- pubblica e i Comuni, e dei Comuni fra loro.

Gli inscritti a ciascuna corporazione costituiscono un corpo elettorale per l’elezione dei propri rappresentanti al Consiglio Economico secondo le norme fissate dall’art. 23 della Costituzione.

Dei Comuni

Art. 15 – I Comuni sono autonomi fin dove l’autonomia non è limitata dalla Costituzione ed esercitano tutti i poteri che non sono da questa attribuiti agli organi legislativi esecutivi e giudiziari della Repubblica.

Art. 16 – I Comuni sono in diritto di darsi quella Costituzione interna che ritengono migliore; ma devo- no chiedere per le loro costituzioni la garanzia della Repubblica che l’assume quando:

a. esse nulla contengono di contrario alle prescrizioni della Costituzione della Repubblica;

b. risultino accettate dal popolo e possano essere riformate quando la maggioranza assoluta dei cittadini lo richieda.

Art. 17 – I Comuni hanno diritto di stipulare fra loro accordi, convenzioni e trattati sopra oggetti di legislazione e di amministrazione; però devono presentarli all’esame del potere esecutivo della Repubblica, il quale, se ritiene che tali accordi, convenzioni o trattati siano in contrasto con la Costituzione della Repubblica o con i diritti di altri Comuni, li rimanda al giudizio della Corte Suprema che può dichiararne l’incostituzionalità. In tal caso il potere esecutivo della Repubblica è autorizzato ad impedirne l’esecuzione.

Art. 18 – Allorché l’ordine interno di un Comune è turbato o quando è minacciato da un altro Comune, il potere esecutivo della Repubblica è autorizzato ad intervenire:

a. se l’intervento è richiesto dalle autorità del Comune interessato;

b. se l’intervento è richiesto da un terzo dei cittadini in possesso dei diritti politici del Comune stesso.

Del potere legislativo

Art. 20 – Il potere legislativo è esercitato da due corpi elettivi:

a. La Camera dei Rappresentanti;

b. Il Consiglio Economico.

Art. 21 – La Camera dei Rappresentanti viene eletta a suffragio universale diretto e segreto da tutti i cittadini della Repubblica che hanno compiuto il 20° anno di età e che sono in possesso dei diritti politici. Ogni cittadino della Repubblica avente diritto a voto è eleggibile a membro della Camera dei Rappresentanti. I rappresentanti vengono eletti per un periodo di tre anni, in ragione di uno ogni mille elettori ed in ogni caso in numero non inferiore a 30. Tutti gli elettori formano un unico corpo elettorale e l’elezione si compie a suffragio universale segreto e diretto col sistema della rappresentanza proporzionale.

Art. 22 – La Camera dei Rappresentanti tratta e legifera sui seguenti oggetti che sono di sua competenza:

a. Codice Penale e Civile;

b. Polizia;

c. Difesa Nazionale;

d. Istruzione pubblica secondaria;

e. Belle Arti;

f. Rapporti dello Stato con i Comuni.

La Camera dei Rappresentanti si riunisce ordinariamente una volta all’anno nel mese di ottobre.

Art. 23 – Il Consiglio Economico si compone di 60 membri eletti nelle seguenti proporzioni a suffragio universale segreto e diretto, col sistema della rappresentanza proporzionale:

15 dagli operai e lavoratori della terra;

15 dai datori di lavoro;

5 dai tecnici industriali ed agricoli;

5 dagli impiegati amministrativi delle aziende private;

5 dagli insegnanti delle scuole pubbliche e dagli studenti degli istituti superiori;

5 dai professionisti liberi;

5 da impiegati pubblici;

5 dalle cooperative di lavoro e di consumo.

Art. 24 – I membri del Consiglio Economico vengono eletti per un periodo di due anni. Per essere eleggibili occorre appartenere alla categoria rappresentata.

Art. 25 – Il Consiglio Economico si aduna ordinariamente due volte all’anno, nei mesi di maggio e di novembre, per trattare e legiferare sui seguenti oggetti, che sono di sua competenza:

a. Codice Commerciale e Marittimo;

b. Disciplina del lavoro;

c. Trasporti;

d. Lavori pubblici;

e. Trattati di commercio, dogane, ecc.;

f. Istruzione tecnica e professionale;

g. Legislazione sulle Banche, sulle Industrie e sull’esercizio delle professioni e mestieri.

Art. 26 – La Camera dei Rappresentanti ed il Consiglio Economico si riuniscono insieme una volta all’anno nella prima quindicina di dicembre formando l’Assemblea Nazionale, che tratta e legifera sui seguenti oggetti di sua competenza:

a. rapporti internazionali;

b. finanza e tesoro della Repubblica;

c. istruzione superiore;

d. revisione della Costituzione.

Del potere esecutivo

Art. 27 – Il potere esecutivo della Repubblica si compone di sette Commissari eletti nel modo che segue:

– Presidenza e Affari Esteri, Finanza e Tesoro, Istruzione pubblica: dall’Assemblea Nazionale;

– Interni e Giustizia, Difesa Nazionale: dalla Camera dei Rappresentanti;

– Lavoro, Economia pubblica: dal Consiglio Economico.

Art. 28 – Il potere esecutivo siede in permanenza e delibera collettivamente su tutti gli oggetti che non siano d’ordinaria amministrazione. Il Presidente rappresenta la Repubblica di fronte agli altri paesi, dirige le discussioni ed ha voto decisivo in caso di parità. I Commissari sono eletti per un anno e sono rieleggibili per una volta soltanto. Dopo l’interruzione di un anno possono però essere nuovamente eletti.

Del potere giudiziario

Art. 29 – Il potere giudiziario si compone:

a. dei giudici municipali;

b. dei giudici del lavoro;

c. dei giudici di secondo grado;

d. della giuria;

e. della Corte Suprema.

Art. 30 – I giudici municipali giudicano sulle controversie civili e commerciali fino al valore di cinque- mila lire e sui crimini che importano pene non superiori ad un anno. I giudici di primo grado sono eletti in proporzione della popolazione da tutti gli elettori dei vari comuni.

Art. 31 – I giudici del lavoro giudicano sulle controversie individuali fra salariati o stipendiati e datori di lavoro. Essi costituiscono uno o più collegi di giudici eletti dalle Corporazioni che eleggono il Con-siglio Economico, nelle seguenti proporzioni: due dagli operai industriali e dai lavoratori della terra, due dai datori di lavoro, uno dai tecnici industriali ed agricoli, uno dai professionisti liberi, uno dagli impiegati amministrativi delle aziende private, uno dagli impiegati pubblici, uno dagli insegnanti pubblici e dagli studenti degli istituti superiori, uno dalle cooperative di lavoro e di consumo. Ogni collegio di giudici del lavoro si divide in sezioni, per il più sollecito disbrigo dei giudizi. Le sezioni riunite costituiscono il giudizio di appello.

Art. 32 – I giudici di secondo grado giudicano su tutte le questioni civili, commerciali e penali che non sono di competenza dei giudici municipali e dei giudici del lavoro – (salve quelle di spettanza della giu- ria) – e funzionano da Tribunale d’Appello per le sentenze dei giudici municipali. I giudici di secondo grado sono scelti in base a concorso dalla Corte Suprema, fra i cittadini muniti della laurea di dottore in legge.

Art. 33 – Tutti i delitti politici e tutti i crimini e delitti che comportano la privazione della libertà perso- nale per un tempo superiore ai tre anni sono giudicati da una giuria composta di sette cittadini assistiti da due supplenti e presieduti da un giudice di secondo grado.

Art. 34 – La Corte Suprema viene eletta dall’Assemblea Nazionale e si compone di 5 membri effettivi e due supplenti. Almeno due dei membri effettivi ed un supplente dovranno essere muniti della laurea di dottore in legge. La Corte Suprema è competente a giudicare:

a. sulla costituzionalità degli atti dei poteri legislativo ed esecutivo;

b. su tutti i conflitti di carattere costituzionale fra i poteri legislativo ed esecutivo, fra la Repubblica ed i Comuni, fra i Comuni fra loro, fra la Repubblica e Corporazioni o privati, fra i Comuni e Corporazioni o privati;

c. sui casi di alto tradimento contro la Repubblica ad opera di membri del potere legislativo o esecutivo;

d. sui crimini e delitti contro il diritto delle genti;

e. nelle contestazioni civili fra la Repubblica ed i Comuni; fra i Comuni tra loro;

f. sui casi di responsabilità dei membri dei poteri della Repubblica e di funzionari;

g. nelle questioni circa i diritti di cittadinanza e circa i privi di patria.

La Corte Suprema giudica inoltre le questioni di competenza fra i vari organi giudiziari, rivede in ultima istanza le sentenze pronunziate da questi, e nomina i giudici di secondo grado in base a concorso.

I membri della Corte Suprema non possono coprire alcuna altra carica, neppure nei rispettivi comuni, né esercitare qualsiasi altra professione, industria o mestiere per tutta la durata della carica.

Del Comandante

Art. 34 – [sic] – In caso di grave pericolo per la Repubblica l’Assemblea Nazionale può nominare un Comandante per un periodo non superiore ai sei mesi. Il Comandante durante il periodo in cui rimane in carica esercita tutti i poteri politici e militari, sia legislativi che esecutivi. I membri del potere esecutivo funzionano come suoi segretari. Può essere eletto Comandante qualunque cittadino, nel possesso dei diritti politici, facente parte o no dei poteri della Repubblica.

Allo spirare del termine fissato per la durata della carica del Comandante, l’Assemblea Nazionale si riunisce nuovamente e delibera sulla conferma in carica del Comandante stesso, sulla sua eventuale sostituzione o sulla cessazione della carica.

Della difesa nazionale

Art. 35 – Tutti i cittadini della Repubblica, senza distinzione di sesso, sono obbligati al servizio militare nell’età dai 17 ai 52 anni per la difesa della Repubblica.

Gli uomini dichiarati validi presteranno questo servizio nelle varie armi dell’esercito. Le donne e gli uomini non validi saranno adibiti, secondo le loro attitudini, ai servizi ausiliari, amministrativi e di sanità. Tutti coloro che a causa del servizio militare perdono la vita o soggiacciono ad un’imperfezione fisica permanente, hanno diritto per sé e per le loro famiglie in caso di bisogno, al soccorso della Repubblica.

Art. 36 – La Repubblica non può mantenere truppe permanenti. L’esercito e la flotta della Repubblica saranno organizzati sulla base della Nazione Armata con apposita legge. I cittadini prestano il servizio militare soltanto per i periodi d’istruzione od in caso di guerra per la difesa del paese.

Il cittadino non perde nessuno dei suoi diritti civili e politici durante i periodi d’istruzione o quando venga chiamato in servizio per la difesa della Repubblica, salve le necessità del servizio militare.

Dell’istruzione pubblica

Art. 37 – La Repubblica considera come il più alto dei suoi doveri l’istruzione e l’educazione del popolo, non soltanto per quel che riguarda la scuola primaria o professionale, ma anche per le manifestazioni superiori della scienza e dell’arte, che devono essere rese accessibili a tutti coloro che dimostrano capacità d’intenderle.

Le scuole superiori esistenti verranno perciò riunite in un’Università libera e completate con nuovi corsi e facoltà, in base ad una apposita legge la quale dovrà contemplare puranche la istituzione di una scuola di Belle Arti e di un Conservatorio Musicale.

Art. 38 – L’organizzazione delle Scuole medie e affidata alla Camera dei Rappresentanti e quella delle Scuole tecniche e professionali al Consiglio Economico. Nelle Scuole medie sarà obbligatorio l’insegnamento delle diverse lingue parlate nel territorio della Repubblica.

L’istruzione primaria è gratuita ed obbligatoria. Essa resta affidata ai Comuni che la organizzano in base a programmi stabiliti da un Comitato di Istruzione primaria composto di un rappresentante per ciascun comune, di due rappresentanti delle scuole medie, di due rappresentanti delle scuole tecniche professionali, e di due rappresentanti degli istituti superiori, eletti dagli insegnanti e dagli studenti.

L’insegnamento primario verrà impartito nella lingua parlata dalla maggioranza degli abitanti di ciascun comune accertata, ove occorra, per mezzo di referendum; ma fra le materie d’insegnamento dovrà in ogni caso essere compresa la lingua parlata dalla minoranza. Inoltre quando lo richieda un numero di alunni sufficiente, a giudizio del Comitato per l’istruzione primaria, il Comune sarà obbligato ad istituire corsi paralleli nella lingua parlata dalla minoranza. In caso di rifiuto da parte del Comune, il Governo della Repubblica ha diritto d’istituire esso stesso i corsi paralleli caricandone la spesa al Comune.

Art. 39 – Le scuole pubbliche devono poter essere frequentate dai seguaci di tutte le confessioni religiose e da chi non professa nessuna religione, senza pregiudizio della libertà di coscienza di chicchessia.

Della revisione costituzionale

Art. 40 – Ogni dieci anni l’Assemblea Generale si riunisce in sessione straordinaria per la riforma della Costituzione.

La Costituzione può però esser riformata in ogni tempo:

a. quando lo chieda uno dei due rami del potere legislativo;

b. quando lo chieda almeno un terzo dei cittadini aventi diritto al voto di cui all’art.12.

Sono in diritto di proporre modificazioni alla Costituzione:

a. i membri dell’Assemblea Nazionale;

b. le rappresentanze dei Comuni;

c. la Suprema Corte;

d. le Corporazioni.

Del diritto d’iniziativa

Art. 41 – I componenti dei corpi elettorali hanno diritto di proporre leggi di loro iniziativa sulle materie spettanti ai rispettivi corpi legislativi, purché l’iniziativa sia proposta da almeno un quarto dei componenti il corpo elettorale competente.

Del referendum

Art. 42 – Tutte le leggi approvate dai due rami del potere legislativo possono essere sottoposte a referendum quando questo sia chiesto da un numero di elettori non inferiore ad un quarto dei cittadini aventi diritto al voto.

Del diritto di petizione

Art. 43 – Tutti i cittadini hanno diritto di petizione in confronto dei corpi legislativi che hanno diritto di eleggere.

Incompatibilità

Art. 44 – Nessuno può esercitare più di un potere o far parte contemporaneamente di due corpi legislativi.

Revocabilità

Art.45 – Tutte le cariche sono revocabili:

a. quando gli eletti perdano i diritti politici mediante sentenza confermata dalla Corte Suprema;

b. quando la metà più uno dei componenti il corpo elettorale voti regolarmente la revoca.

Responsabilità

Art. 46 – Tutti i membri dei poteri e tutti i funzionari della Repubblica sono penalmente e civilmente responsabili dei danni che possono derivare alla Repubblica, ai Comuni, alle Corporazioni od ai priva- ti in caso di abuso o di trascuranza nell’adempimento dei propri doveri. La Corte Suprema giudica su questi casi. I membri della Corte Suprema sono giudicati in questi casi dall’Assemblea Nazionale.

Indennità

Art. 47 – Tutte le cariche contemplate dalla Costituzione sono retribuite mediante indennità da fissarsi per legge votata annualmente dall’Assemblea Nazionale.