Di Ivan Branco

Perché cercare di ridare linfa vitale a una visione e a un ideale filosofico, artistico e politico come il futurismo italiano? Perché oggi vi è un’estrema necessità degli uomini rinnovati (alti di spirito e di ambizioni) e anche un’estrema necessità delle forze proletarie d’Italia, d’Europa e del mondo di ricevere ciò che gli spetta nella vita sociale, comunitaria e, soprattutto, individualissima (e non schifosamente individualista), ovvero una vita fatta di eroismo, libertà, forza, arte, velocità e giustizia.
Quello che oggi cercherò di fare, seppur con mie capacità ancora molto limitate, sarà una piccola (in ogni senso) opera di divulgazione di ciò che il futurismo italiano voleva davvero ottenere sia da sé stesso, sia da tutte le forze rivoluzionarie d’Italia: una doccia di sangue e violenta rivoluzione contro il passatismo, il borghesismo (spirituale ed economico) e la lotta verso il futuro.

“Partiti d’Avanguardia: se Tentassimo di Collaborare?”, così scrive, il 13 luglio 1919 Mario Carli sul giornale Roma Futurista, tale titolo e articolo sono esplicitamente rivolti a tutte le organizzazioni rivoluzionarie di stampo futurista, arditista e fascista, da una parte, e socialista, repubblicana, riformista e sindacalista dall’altra.
L’intento di tale annuncio, e dello stesso futurismo, era proprio quello di unire tutte le forze della sinistra extraparlamentare e totalmente ostile allo status quo in un unico fronte unito nella lotta al liberal-capitalismo, all’etica borghese, al passatismo parassitario delle tradizioni e, quindi, per l’avvenire di una repubblica e di una nazione guidata dal volere della rinata gioventù artistica ed eroica e dalla forza lavorativa e popolare del proletariato d’Italia (in un prossimo articolo tale visione sarà meglio approfondita, così da potervi dare una più comprensibile immagine di essa).
Tale azione (quella di un’alleanza con la sinistra/estrema sinistra) non era per nulla nuova negli ambienti futuristi e nello stesso Filippo Tommaso Marinetti: in primo luogo bisogna evidenziare la collaborazione e, successivamente, la (seppur breve) unione con i Fasci di Combattimento di Benito Mussolini.

Quest’ultimo, inizialmente a favore di un’alleanza con gli ambienti ardito-futuristi e della sinistra rivoluzionaria, dopo il fallimento elettorale del novembre del 1919 a Milano, decise di cambiare rotta, liberandosi dei suoi (ex) alleati e, inevitabilmente, iniziare quella discesa che lo porterà negli ambienti della destra conservatrice e, infine, all’allineamento politico con quest’ultima, trasformando l’organizzazione dei Fasci di Combattimento e il neonato fascismo in una forza prevalentemente conservatrice, abbandonando gli iniziali ideali rivoluzionari di Sansepolcro.
Le reazioni sia degli ardito-futuristi sia degli stessi fascisti, essendo entrambe le forze dei composti abbastanza eterogenei (ad esempio all’interno dei Fasci e degli arditi vi erano dei componenti esplicitamente monarchici e filo-conservatori) che avevano in comune il disprezzo per l’ordine spirituale e socioeconomico borghese, furono diverse: negli ambienti ardito-futuristi ciò venne visto in modo alquanto negativo, data la natura di sinistra di moltissimi dei membri.
Per quanto riguarda la sponda fascista, seppur la maggior parte dei componenti del movimento mussoliniano (circa il 65%) fosse molto giovane e provenisse da ambienti di estrema sinistra (con radici nel pensiero anarco-individualista e sindacalista rivoluzionario), ciò non impedì a molti dei leader e altri membri dei Fasci di seguire la strada indicata da Mussolini, anche se una consistente ala dell’organizzazione decise di intraprendere una strada indipendente, divenendo così, a tutti gli effetti, dei cosiddetti “fascisti autonomi” o “fascisti indipendenti” che vollero schierarsi e continuare a seguire la linea di sinistra e futurista del movimento fascista e ardito-futurista.
Lo stesso regime fascista, in futuro, terrà sotto stretto controllo questi “apostati” fascisti (il quale spettro politico andava dall’anarchismo fino al nazionalismo e al repubblicanesimo), di fatto dal 1924 in poi, le spie del neonato governo e stato fascista riferiranno dell’esistenza di ben ventidue testate giornalistiche gestite dai “fascisti autonomi”, molti dei quali (i giornali) saranno chiusi e i membri arrestati.
I fascisti dichiaratamente anti-mussoliniani saranno anche i creatori di nuove associazioni e organizzazioni culturali e politiche quali, ad esempio, gli Arditi del Popolo, gli Arditi Rossi (in stretta collaborazione con le forze comuniste) e altre organizzazioni minori legate al movimento anarchico.

Ora, dopo questa breve parentesi sul destino di molti dei “fascisti di sinistra”, torniamo a parlare dei rapporti (alquanto ambigui) fra gli ardito-futuristi e le organizzazioni extraparlamentari e parlamentari socialiste: verso la fine del 1919 e all’inizio degli anni ‘20, i legami fra i futuristi e gli ambienti socialisti oscillava da una linea di supporto a una di aperta ostilità, con non poche dichiarazioni antisocialiste da parte dei futuristi.
Però qui bisogna assolutamente delineare il fatto che antisocialismo non veniva inteso come l’esser contro la giustizia socioeconomica e l’elevazione spirituale del proletariato, bensì indicava l’esser ostili alla linea del Partito Socialista che, avendo scelto la strada del riformismo, del moderatismo e dell’anti-interventismo nella Grande Guerra, si pose in totale antitesi nei confronti della filosofia e dell’approccio pratico e vitalistico del futurismo.
Non era raro, di fatto, che molti rapporti dello spionaggio dello stato italiano, nel ‘19, affermavano che, nel corso dell’anno, si sono tenuti svariati incontri fra i futuristi, i fascisti e gli ex combattenti in cui questi dichiaravano una linea apertamente socialista.


Noti sono i rapporti del:
-26 maggio 1919, in cui il generale Enrico Caviglia ordina ai Comandi di Corpo d’Armata Territoriali: “Pregasi disporre perché sia proibita vendita e lettura nelle caserme del giornale bolscevico ‘l’Ardito’.”
-29 giugno 1919, in cui il prefetto di Roma riferisce di un incontro fra arditi, fascisti ed ex combattenti in cui essi proclamano una linea fortemente di sinistra e che “gli arditi si dichiarano solidali con le masse operarie per la lotta economica.”
-30 luglio 1919, in cui l’Ufficio Speciale d’Investigazione riferisce al Ministero dell’Interno un rapporto, intitolato “Propaganda Socialista fra gli Arditi”, informando di una spaccatura sorta fra i futuristi e Mussolini e che “l’Associazione ‘Arditi’, malgrado il personale e particolare interessamento di Mussolini, non avrebbe voluto aderire al Fascio delle forze ex-interventiste.”
Ciò era dovuto principalmente al fatto che la linea politica degli arditi si stava sempre più orientando verso gli ideali socialisti, distaccandosi quindi dal movimento, divenuto ormai troppo legato alla destra conservatrice, di Mussolini.

Questa grande diversità di vedute all’interno del movimento ardito-futurista viene, ancora una volta, esplicato da decine di dossier dell’Ufficio della Pubblica Sicurezza, alcuni dei più importanti sono:
-1924, il prefetto di Bologna compilò un profilo politico di un gruppo locale di arditi: sette erano fascisti della prima ora, uno mostrava “tendenze fasciste”; uno è “sospettato di idee comuniste”; un altro “ha sempre professato idee anarchiche” e un altro ancora un “anarchico schedato-attivo ex guardia rossa.”
Altri ancora venivano definiti come “indecisi di sinistra” e/o convintamente socialisti.
-23 maggio 1920, la Questura di Roma, in una lettera all’UPS, affermava che gli arditi includevano anche membri del Partito Politico Futurista e che insieme stavano lavorando per una coalizione con altri gruppi di sinistra, la lettera riferisce esplicitamente che “lo scopo di tali imprese è di preparare d’accordo un movimento rivoluzionario.”

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