Breve disamina delle conseguenze del conflitto

Di Marco Pucci

È da più di un anno che si trascina avanti il durissimo conflitto armato tra Russia e Ucraina, iniziato nel 2014 come operazione “antiterrorismo” attuata dal regime di Kiev nei confronti delle repubbliche separatiste del Donbass. L’entrata in guerra della Russia, tuttavia, ha spostato l’attenzione mondiale e gli occhi di tutti i mass media su quello scontro, che aveva già provocato 14.000 morti; ma non è successo soltanto questo: tale evento è risultato essere di importanza massima, dal momento che ha stabilito l’inizio di un nuovo grande periodo storico che ricorda per molti aspetti la Guerra Fredda.
Infatti, la prima conseguenza (importantissima) è la divisione del mondo in tre parti, due opposte l’una all’altra e una terza che “sta a guardare”, composta da stati di minore importanza. Si è creata una nuova divisione mondiale, una cortina di ferro 2.0 che con sé porta nuovi dogmi e paradigmi. Da una parte troviamo gli U.S.A. e i loro bellicosi alleati nordatlantici (Unione Europea, Regno Unito ed Israele sono i principali lacchè dei sopracitati) e dall’altra i Paesi che, più o meno tacitamente, supportano la Russia, ovvero Cina, Paesi della coalizione “BRICS” e altri Paesi di minore entità come l’Algeria.
Vorrei poi ricordare a tutti voi che ogni guerra è stata scatenata, almeno nell’epoca moderna a partire da Napoleone in poi, a causa di immensi interessi economici dei Paesi coinvolti, che sorpassano addirittura gli stessi interessi strategici. Nel caso dell’Ucraina, la posta in gioco è veramente alta. Ecco dunque una breve e concisa lista di quelli che ritengo che siano gli interessi maggiori in ballo:


• entrambi gli schieramenti, vada come vada, avranno immensi ritorni economici nel commercio e nella produzione di armi;
• alla Russia interessa riappropriarsi delle zone russofone dell’Ucraina;
• agli U.S.A. interessa testare e indebolire il paese di Vladimir Putin (utilizzando sadicamente il popolo ucraino a questo scopo), oltre che staccare definitivamente l’Europa dalla zona d’influenza economica russa, proibendo il commercio del gas russo e favorendo quello statunitense;
• le banche private hanno spaventosi interessi nella futura ricostruzione delle infrastrutture ucraine;
• altri Paesi come Polonia, Ungheria e Romania vorrebbero rivendicare regioni occidentali del “paese al confine” (è questo infatti il significato del nome “Ucraina”) quali la Galizia, la Transcarpazia e la Rutenia e Bucovìna.

Se questi sono solo alcuni tra gli interessi che sono stati più o meno esplicitamente dichiarati, figuriamoci quanti possono essere gli interessi ben più profondi che hanno realmente portato a questa catastrofica operazione speciale.
Siamo purtroppo ad un passo da una catastrofe mondiale totale, dato che le ultime tensioni tra le “big” di questa partita hanno fatto pensare addirittura ad una guerra nucleare. Nemmeno durante la Guerra fredda si era giunti ad un punto così buio, in un pozzo quasi senza fondo, tanto che il famoso orologio dell’apocalisse segna il minuto più vicino alla mezzanotte di sempre: 23:58:30.

L’ultimo effetto di questa guerra di cui vorrei brevemente parlare riguarda la maniera in cui essa ci danneggia. In primis, miete decine di migliaia di vittime; le cifre ufficiali sono da una parte e dall’altra inaffidabili ma si stima che fino a questo momento siano morte più di 100.000 persone, combinando le vittime civili e militari di entrambi gli schieramenti (fa impressione sapere che è il primo scontro in Europa dopo la Seconda guerra mondiale e che abbia già causato così tante perdite di vite umane…). In secundis, questa guerra danneggia gravemente le economie dei Paesi coinvolti.
Non appena tutta questa faccenda terminerà, l’Ucraina sarà un paese disastrato e subissato dai debiti, le nazioni che le hanno fornito supporto avranno perso miliardi di euro, dal momento che i debiti ucraini non saranno solvibili; sempre le stesse nazioni infine, che hanno imposto pesanti sanzioni alla Russia, dopo la guerra pagheranno a carissimo prezzo l’uscita di essa dal mercato europeo.
Dunque che fare, come Stato? Dal mio punto di vista l’Italia per il suo (quindi per il NOSTRO) bene e per evitare il suo coinvolgimento in una guerra totale dovrebbe collocarsi in quella terza parte che menzionavo in precedenza, parte composta da Stati che mantengono legami con entrambi gli schieramenti (traendone notevoli vantaggi) e che si tengono ben alla larga dal prendere una posizione in questa rinnovata Guerra fredda – sempre meno fredda – che porta tragedie ed instabilità nel nostro mondo. Dunque, con buona pace di Dante, che non poteva vedere gli ignavi, collochiamoci a mani basse in questo gruppo e contribuiamo a lavorare per la Pace e la Giustizia.

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