Di Marco Carboni

Il mondo in questi giorni sta dando il meglio di sé. Le notevoli violenze fra Palestina e Israele non sono inosservate nella regione, da sempre nota per la storia particolarmente travagliata. La Palestina rivendica la liberazione dal giogo israeliano e questi ultimi non vogliono indebolire la morsa, consapevoli di poter trascinare l’occidente in una guerra mondiale – se necessario – pur di pulire il più possibile il pezzo di terra che si sono ritagliati dalla loro spina nel fianco più persistente: il popolo palestinese.

Con questa premessa, ricordiamoci di come l’Europa difenda Israele, nota al mondo come la terra del latte, del miele, e del fosforo bianco sui civili di Gaza. Lanciarlo come se fosse Borotalco per qualche stranissimo motivo non ha proprio aumentato la simpatia nei loro confronti, ma nonostante ciò il supporto occidentale è stato presente, doloroso e discusso perché, se da una parte è vero che in tutti i paesi ci sono fautori e detrattori dei nostri ben poco amati talmudisti, dall’altra si nota come i politici europei e anche americani per qualche motivo vogliano rimanervi incollati a tutti i costi, La Francia ci dà un segnale con Macron che vieta le proteste per la Palestina, mentre il nostro Valditara sorveglia parlando di provvedimenti. Dicono che l’occidente sia con Israele ma una sentenza del genere diventa uno scherzo di cattivo gusto quando a dirlo sono dei burocrati costantemente alla ricerca di soluzioni negative, e siccome da un albero cattivo ci si devono aspettare frutti cattivi, già qui si capisce la scelta, che non pare affatto rappresentare la maggioranza delle opinioni. L’aspetto del fosforo bianco sono sicuro che sotto un’analisi delle relazioni pubbliche di questo periodo storico verrà visto come un punto chiave della vicenda, per quanto sia stata capace di inasprire le critiche: parliamo di civili che lo prendono equamente assieme ai soldati, e un’azione del genere non è mai stata in alcun periodo storico d’aiuto per la propria reputazione.

Naturalmente i difensori di tale proposta, i sionisti stessi, hanno subito tacciato di “antisemitismo”. Quest’accusa è facile e veloce da elargire ma molto efficace, perché sotto forma di critica si emana un odore di negatività, che spinge le persone a vedere il contenuto in modo altrettanto negativo: essere contro a quella determinata categoria di persone. Si mettono in campo così anche l’empatia e l’accusa di odiare senza sapere, finendo così per creare un’accusa estremamente potente, rinforzata anche da motivazioni di tipo storico, che diventa un lasciapassare a tutti gli effetti…un lasciapassare che sta perdendo la sua efficacia molto velocemente. Hanno scoperto troppe carte tutte insieme: ho letto e sentito in questi giorni di deliziose affermazioni: “Stiamo combattendo questa guerra per voi”, “Dopo di noi, ci sarete voi”. Vedono di passare per benefattori quando in realtà il loro golem preferito, l’America del globalismo e l’Europa seguace, hanno mosso mari e monti per difendere la loro nazione. Chiariamo subito che se noi fossimo coinvolti in una guerra mondiale, lo faremmo proprio per tutti questi capi che si pongono come nostri capi virtuosi; inoltre, non aspetterebbero certo la caduta d’Israele: un popolo diviso che non possa riunirsi è un popolo inevitabilmente vulnerabile. Siamo nel periodo di divisione più grande della storia dell’umanità, e questo io a voi lo sto dicendo senza ombra di dubbio, soprattutto ora che ricordano dell’esistenza della loro “opzione Sansone”.


Questo 12 gennaio un articolo è uscito sul sito di Israel21c, rivista online americana che pubblica notizie di cultura e di scoperte tecnologiche fatte ad Israele. Il titolo è “Could ancient wheat be the solution to the world’s food crisis?” [Può il grano antico essere la soluzione alla crisi mondiale di cibo?].
Dopo mesi di discussioni sulle carenze di grano e sugli effetti economici che già ci son state per il corridoio del grano più a nord, esce questo articolo che pone proprio la sede del sionismo internazionale come “preziosa”: d’altra parte, cosa aspettarsi da una rivista online che si propone di mostrare proprio gli effetti in positivo della presenza sionista nel mondo? Stando a questo articolo, la benedizione verso la nostra persona sembra proprio essere questo grano a detta loro più resistente di quello moderno e più diverso geneticamente. Non posso definirmi un esperto di tipi di grano, ma permettetemi gentilmente di pormi un dubbio.


Come dice parte della risposta al documento dell’Unione Europea “E-9-2023-002040”, del 27 giugno 2023:

“I dati sui volumi delle importazioni italiane mostrano per il primo trimestre del 2023, per il grano tenero, un totale di 265 tonnellate, pari rispettivamente a + 6,5 % e + 88 % rispetto alle importazioni dello stesso periodo del 2022 e del 2021. Nello stesso periodo sono state importate complessivamente 647 tonnellate di grano duro, + 221 % e – 4 % rispettivamente, rispetto al 2022 e al 2021. Le importazioni variano notevolmente da un anno all’altro e dipendono da vari fattori. Nel 2022 vi sono state scarse disponibilità a livello mondiale di grano duro e tutti i prezzi dei cereali sono stati influenzati da un’elevata incertezza successivamente all’invasione russa dell’Ucraina. Nella prima settimana di luglio 2023 i prezzi del grano duro erano inferiori del 75 % e del 63 % rispetto alla prima settimana del luglio 2022, per le origini francesi e canadesi.”

Il grano duro viene usato quasi sempre per la pasta. Ovviamente, la risposta è: “perché Ucraina.” Siccome i prezzi si alzano, qui entrano in gioco i sionisti che prima valutano in meglio il loro grano e poi mesi dopo nasce proprio la problematica che mi stupirò se non verrà usata entro breve: “Abbiamo il grano migliore quindi vi serviamo vivi”. A quel punto ci sarà un ulteriore motivo per giustificare un’entrata in guerra: un ingrediente fondamentale per le cucine. E se questo è successo con il grano, può succedere anche con altri prodotti. La Cina sta adocchiando Taiwan, che produce più di 60% dei semiconduttori mondiali usati per i dispositivi elettronici e più di 90% di quelli più avanzati. Questo è solo un esempio. Storicamente parlando, invece, vi lascio con un aneddoto già meno conosciuto in merito alle Nazioni Unite, che sono state calorosamente vicine alle problematiche israeliane. Il primo Segretario generale regolarmente eletto, il politico norvegese Trygve Lie, è stato particolarmente affabile. Cita da “The Winner Takes All: The 1949 Island of Rhodes Armistice Negotiations Revisited”, articolo del 2011 in un’edizione del Middle East Journal:

“Lie supported the foundations of Israel and Indonesia. His passionate support for Israel included passing secret military and diplomatic information to Israeli officials.” [Lie ha supportato le fondamenta di Israele e l’Indonesia. Il suo supporto spassionato per Israele include l’aver trasmesso segreti militari e informazioni diplomatiche a funzionari israeliani].

Molto amore ai piani alti. Una notizia del genere conclude bene il punto del discorso, per cui ritengo ci si possa fermare qui.

Ben fatto, Palestina! Mentre voi siete ora il nostro esempio di resistenza ideale, l’organizzazione vi dà la sua benedizione.

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