
Di Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org
Il 2 giugno è la Festa della Repubblica italiana. Crisi economica, crisi sanitaria, guerra. Chi decide davvero le politiche della nostra “Res publica“? Soprattutto per questo, oggi, una parte delle forze dell’ordine non presenzieranno a nessuna celebrazione prevista. Perché “Non c’è più nulla da festeggiare”, come ribadisce anche il maresciallo dei Carabinieri in congedo Marco Billeci del direttivo di OSA Italia e portavoce del sindacato autonomo OSA Polizia, in questa intervista esclusiva.
Dagli albori della Repubblica fino alle ingiustizie dell’emergenza Covid. Oggi siamo al riarmo, in un clima sempre più teso nel Paese. “La nostra non è la Costituzione più bella del mondo, perché è figlia di uno stupro, perpetrato sin dalla nascita e portato avanti a suon di diritto internazionale”, afferma Billeci. “Siamo servitori del popolo, mai servi dello Stato: bisogna riscrivere da capo il contratto sociale della Repubblica, del suo sovrano ritrovato: il popolo”.
Mar.Magg. Billeci, grazie per aver accettato questa intervista. Può spiegarci le motivazioni di fondo della vostra decisione di non presenziare a nessuna celebrazione della Festa della Repubblica?
“Come detto nel nostro comunicato stampa, che anche Voi avete gentilmente pubblicato, riteniamo non ci sia più nulla da festeggiare. Tengo a ribadire da subito, come specificato anche nel comunicato stampa, che questa NON è una protesta contro questo o quel governo o partito, quindi che nessuno provi a strumentalizzarla, specialmente coloro che, “oggi”, sono all’opposizione visto che sono gli stessi che, “ieri”, erano al governo.
Riteniamo esserci sostanzialmente 3 pilastri: ETICA – MORALE – GIUSTIZIA, rigorosamente in quest’ordine. Negli ultimi anni abbiamo sentito un presidente del Consiglio dire che “è tempo di mettere l’etica e la morale da parte e fare ciò che deve essere fatto”. Se così fosse, rimarrebbe un unico pilastro a sorreggere la società umana, la Giustizia. Da sempre però, essa è rappresentata come una dea bendata perché deve essere cieca, non deve guardare in faccia nessuno affinché si sia tutti uguali al suo cospetto. Ma come può una legge essere GIUSTA senza etica e morale? Chiudo questa prima risposta con un esempio per meglio far comprendere ai lettori la necessaria presenza di etica e morale nella società umana: tutti conosciamo Robin Hood, il ladro che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Ebbene, se analizzassimo Robin Hood con il solo pilastro della Giustizia, egli andrebbe condannato senza se e senza ma per gli svariati reati e violazioni di legge commessi. Ergo, andrebbe impiccato. Eppure, nessuno si sognerebbe mai di farlo! E perché? Perché Etica e Morale ribaltano il giudizio della fredda Giustizia ed emettono il verdetto: Robin Hood è un eroe!
Dobbiamo quindi mettere via etica e morale o, forse, dubitare davanti a governanti con siffatte idee? Noi riteniamo la seconda come unica scelta possibile. Quindi, cosa c’è da festeggiare?”
Perché creare un nuovo sindacato? In cosa siete diversi dagli altri, sia confederali che autonomi?
“OSA Italia nasce durante i primissimi mesi del 2020, a seguito della fortissima restrizione delle libertà individuali attuata dallo Stato italiano per far fronte alla pandemia da Covid-19. Ritenendo fortemente ingiuste e lesive le misure attuate, moltissimi rappresentanti delle FF.OO. e loro simpatizzanti hanno sentito forte il sentimento di unirsi per tutelare quei valori di fratellanza, solidarietà, mutuo soccorso che rischiavano di essere calpestati per sempre. Abbiamo da subito organizzato momenti di incontro, informazione e dibattito su quanto stava accadendo, con conferenze in tutta Italia, con manifestazioni di piazza.
Vedendo come le restrizioni e privazioni sono state poi estese tout-court al mondo del lavoro, subendo per primi gli effetti di leggi che riteniamo ingiuste ed aberranti, lesive anzi, distruttive di secoli di conquiste a suon di lotte sindacali, vedendo come gli stessi sindacati avallassero tutto questo, abbiamo sentito forte il dovere di estendere la nostra opera anche nel mondo del lavoro, creando un sindacato che si battesse davvero per la tutela dei lavoratori, senza accettare alcuna aberrazione dei diritti di quest’ultimi. Un esempio su tutti: la sospensione a ZERO Euro. Voglio ricordare come i dipendenti pubblici resisi responsabili di reati gravi, come furti, rapine, violenze o omicidi, in attesa della definizione del processo vengano sospesi con il diritto all’assegno alimentare ovvero al 50% della retribuzione. Persone fortemente sospettate di essere delinquenti, tenuti a casa a metà stipendio. Un onesto lavoratore solo perché esercita il diritto alla scelta delle cure, viene mandato a casa senza nessun sostentamento. Trattati peggio dei criminali! Come può un sindacato accettare questo trattamento fortemente discriminatorio verso il lavoratore? Da qui la naturale scelta di fondare anche OSA Polizia. A breve contiamo di estendere la nostra presenza nelle altre forze dell’ordine, con sindacati OSA a loro dedicati.”.
L’emergenza Covid è stato uno spartiacque per la società italiana e non solo, come lo hanno vissuto le Forze dell’Ordine?
“Male, molto molto male, come tutti gli italiani del resto. Gli “sbirri” sono parte del popolo: sono figli, figlie, fratelli, sorelle, mogli, mariti. Sono quella parte di popolo che, sentendo forte il richiamo a difendere gli altri propri simili, sceglie di indossare un uniforme. Quindi, le nostre sensazioni, il nostro vissuto, non possono essere differenti da ciò che il popolo vive poiché, una volta arrivati a casa e tolta l’uniforme, siamo popolo anche noi. L’emergenza COVID-19 è stata ancor più pesante da affrontare proprio perché abbiamo dovuto confrontarci, per la prima volta, con palesi distorsioni politico-normative che hanno provocato una profonda spaccatura nel tessuto sociale. Se poi fai parte di quella minoranza che ritiene assurde e ingiuste le misure emanate, essendo noi forze dell’ordine il collante fra le due parti, popolo ed istituzioni, è come se questa “spaccatura” sia stata fatta sulla nostra stessa pelle, sul nostro cuore, poiché il nostro essere persone delle istituzioni si doveva scindere dal nostro essere figli del popolo… Una parte di noi, quella istituzionale, che lottava con l’altra parte di noi, quella popolare.
Sono stati mesi davvero difficili. Molti di noi hanno sentito forte un “tradimento” dei valori fondanti delle istituzioni. Fortuna che almeno noi di OSA ci siamo ritrovati, ci siamo fatti forza l’uno con l’altro, ci siamo confrontati, abbiamo litigato, abbiamo chiarito, ci siamo conosciuti profondamente ed abbiamo capito da che parte del solco stare: quella del popolo”.
La dichiarata “pandemia” ha permesso allo Stato di travalicare libertà individuali, diritti economici e sociali. Quali sono state, secondo lei, le responsabilità attribuibili a chi ha preso decisioni sulla sicurezza e il mantenimento dell’ordine pubblico in quanto ad eccessi e violazioni della Costituzione in nome del rispetto della legislazione di emergenza?
“Mi scuso per la risposta che segue ma, vede, bisogna fare prima una precisazione. La Costituzione non è stata stuprata né violata. Glielo dico con la tristezza nel cuore che solo chi come me, che ha giurato ben tre volte sulla Costituzione, può avere. La nostra NON è la Costituzione più bella del Mondo. Potrebbe esserlo anzi, lo sarebbe sicuramente se non fosse essa stessa figlia di uno stupro, perpetrato sin dalla nascita e portato avanti a suon di diritto internazionale.
Detto questo, non cambia la gravità di quanto fatto in nome di una non meglio chiarita emergenza.
Le ritengo gravi per una semplice quanto facile constatazione: da quando il fine giustifica i mezzi?
Mai e poi mai si dovrebbero travalicare le linee rosse poste ad evidenza di quei limiti che segnano il confine dei diritti fondamentali. Eppure, la nostra tanto decantata Carta magna, lo rende possibile grazie al consueto: “Nei casi stabiliti dalla legge”.. ed ecco creata quella piega burocratica a cui appigliarsi, in cui nascondersi, alla quale rifarsi per “giustificare” atti e decisioni che, nella normalità, mai sarebbero stati accettati dalla popolazione.
Personalmente, ritengo i colleghi colpevoli solo di una cosa: dell’usi obbedir tacendo!
Nonostante Norimberga ci abbia insegnato come “obbedire ad un ordine” non sia una giustificazione plausibile, ancora oggi c’è chi si fa bastare questa scusa per obbedire comunque ed evitare problemi con la scala gerarchica.
Inoltre, condividiamo una colpa con tutti quanti gli altri italiani: l’ignoranza.
Ormai non legge più nessuno dalla fonte. Ci si limita a quanto viene noi riportato dal superiore, dal collega, dal giornale, dal protocollo operativo. Ma chi, oggi, va e si legge il testo direttamente dalla fonte? Eppure, leggerlo direttamente così come scritto sulla fonte normativa indurrebbe a più ampie e profonde riflessioni. .
Un esempio, anche qui: sono anni che aspetto che chi di dovere mi faccia sapere come sia stato possibile applicare il greenpass nel mondo scolastico e dei trasporti se la legge stessa che istituiva il greenpass lo proibiva! Il D.L. 52/2021 infatti, all’articolo 9 comma 10 bis, sancisce che: 10-bis. Le certificazioni verdi COVID-19 possono essere utilizzate esclusivamente ai fini di cui agli articoli 2, comma 1, 2-bis, comma 1, 2-quater, 5, 9-bis, 9-bis.1, 9-quinquies, 9-sexies e 9-septies del presente decreto […]. Come potete leggere, la numerazione salta dal 9-bis.1 al 9-quinquies, impedendo quindi l’utilizzo delle certificazioni verdi negli articoli 9-ter e seguenti nonché 9-quater e seguenti che, guarda caso, sono proprio il greenpass nel mondo scolastico e nel mondo dei trasporti… eppure, strano ma vero, è stato chiesto.
Quando ho provato a cercare confronto con i miei superiori diretti mi veniva detto “ce lo chiedono i comandi superiori e noi lo facciamo”. Io mi sono rifiutato e, come me, tanti altri colleghi di OSA.
E nonostante si sia gli unici appartenenti alle FF.OO. a dichiarare certe cose, a denunciarle, nonostante le sospensioni, le punizioni e la discriminazione, dobbiamo anche subire gli attacchi di chi ci “accusa” di essere quelli che rincorrevano la gente, che usava la forza a Trieste, etc.
A chi non riesce a distinguere il grano dalla pula vorrei solo far notare che io sono originario di Capaci, Palermo… Secondo il loro ragionamento, in cui tutti siamo colpevoli solo perché appartenenti alle FF.OO. , allora io dovrei essere colpevole della morte di Falcone solo perché sono di Capaci? Quindi, se mettessimo da parte la rabbia o se quantomeno la convogliassimo verso chi davvero ha sbagliato, sarebbe meglio”.
Non pochi cittadini si sono ribellati al clima di imposizioni e vessazioni burocratiche ed emergenziali. Come Forze dell’Ordine coscienti del problema e che hanno solidarizzato con la popolazione, come potete rispondere a chi generalizza nei confronti della pubblica sicurezza per gli eccessi di zelo e di protagonismo che non raramente si sono verificati sul territorio?
“Che, come accennavo prima, non bisogna generalizzare. Mai fare di tutta l’erba un fascio. Ripeto: noi Forze dell’Ordine siamo figli del popolo e, come il popolo, siamo “vittime” delle sue dinamiche sociali. Come ci sono stati coloro che obbedivano pedissequamente fra gli appartenenti alle FF.OO., ci sono stati anche fra il popolo. Quanti vicini, parenti, commercianti “godevano” nel vessare chi era senza greenpass? Quanti controllori hanno fatto scendere giù dai treni minori e anziani solo perché il “lascia-passare” risultava scaduto e magari da soli pochi minuti? Questo fenomeno, purtroppo, è trasversale e colpisce tutte le categorie, non solo le FF.OO. In noi è più visibile rispetto ai ristoratori o ai controllori solo perché mediaticamente più esposti ma non c’è stato solo nelle FF.OO.. Ritengo che questo senso di “onnipotenza” che ha colpito alcuni di noi italiani, sia il segnale di uno dei veri problemi che dovremmo affrontare e tentare di risolvere: l’ego.
Quante persone conoscete che, non appena messe in un ruolo “di potere”, ne abusano o “si fanno belli” della loro posizione? Ripeto, nel nostro settore si nota di più ma non ditemi che non conoscete nessuno così che non sia un operatore delle FF.OO. perché faccio fatica a crederlo poiché, solo io, potrei farvi un elenco infinito di insegnanti, commercianti, bancari, autisti, hostess, controllori, professori, impiegati comunali, statali o semplici cittadini anche solo nominati “capo condomino”… Scusate se posso apparire scurrile ma “comandare è meglio che fottere” per certuni non è solo un detto ma un vero e proprio stile di vita. Purtroppo”.
Come associazione e sindacato avete ricevuto segnalazioni di effetti avversi post vaccino Covid fra i vostri colleghi e le vostre famiglie? Che risposte avete ricevuto dalle Istituzioni?
“Casi e segnalazioni sono davvero numerosi. Personalmente, ho perso due amici solo nell’ultimo anno per il medesimo tumore al cervello. Facevano entrambi servizio nel medesimo reparto; eppure, a nessuno è parsa più di una coincidenza. Encefaliti, meningiti, turbo tumori, malori improvvisi.. .
È un boom di casi che noi ormai indichiamo come casi di “nessuna correlazione” poiché questa è la motivazione. Ma se nessuno indaga, se nessuno la cerca, per forza di cose non ci sarà mai correlazione! Le istituzioni latitano.
Eppure, abbiamo proposto di fare come si fece per l’uranio impoverito ovvero, istituire un protocollo di osservazione, prevenzione ed eventuale studio dei casi eventualmente emersi. Chi ha vissuto gli anni dell’uranio impoverito sa bene le “difficoltà” trovate nel far ammettere la correlazione. Ecco, anche stavolta è e sarà altrettanto “difficoltoso” perché anche stavolta, il problema è e rimane squisitamente politico, non certo sanitario o medico-legale”.
Oggi che l’emergenza Covid sembra superata, come servitori dello Stato, quali rischi vedete per la società italiana, quando la guerra non è troppo lontana da noi e sempre più presente nelle intenzioni dei nostri governanti?
“Personalmente ho avuto modo di denunciare i futuri pericoli già diverse volte. Già durante la pandemia dicevo alle persone: attenzione! Il pericolo non è il covid, non è il greenpass, non è il vaccino! Il pericolo è farci accettare tutto questo.
Oggi non si chiama Covid, si chiama “guerra” ma la dinamica è sempre la medesima: far credere al popolo di non avere altra scelta se non quella di affidarsi alle decisioni dei governanti di turno che, a loro volta, non fanno altro che subire le decisioni prese in Europa e con questo voglio ricordare che Davos è un ridente comune in Svizzera e che, quindi, si trova in Europa…
Il rischio è quello di rassegnarsi, di non agire, di non saper più nemmeno immaginare una società diversa da quella attuale. Il rischio è ritrovarsi a dover rincorrere le sempre più pressanti, invadenti, tiranniche decisioni che verranno calate dall’alto: che siano green, che siano in materia di automotive, di moneta digitale, di infrastruttura di reti di comunicazione, di piani pandemici, di scelte OMS, di Guerra o chissà cos’altro… Il rischio è che il popolo si autoconvinca di essere impotente, succube, vittima di tutto questo, limitandosi ad aspettare che “qualcuno” ci venga a salvare.
Per i Cristiani, il Salvatore è stato uno solo, è già venuto e ci ha donato lo Spirito Santo, che è in noi e ci ricorderà ciò che dobbiamo fare…
Per i non credenti, come diceva Falcone: Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.
Quindi, che siate credenti o meno, c’è solo una via: darsi da fare. TUTTI. Ognuno. Ciascuno”.
“Se siamo a questo punto, la colpa è di tutta la classe politica, colpevole di aver reso schiavo un popolo che, invece, è e rimane sovrano, qualsiasi cosa contraria impongano vergognosi “trattati” o accordi internazionali che legano la Costituzione e/o la Repubblica!”. Nel vostro grido di protesta fate riferimento a poteri internazionali che ci sottomettono come Paese. Cosa dovrebbe fare l’Italia e cosa dovrebbero fare gli italiani per essere un Paese libero ed indipendente?
“Innanzitutto, studiare la Vera Storia d’Italia partendo da Armistizio di Cassibile, Armistizio di Malta, trattato di Parigi. Leggersi il D.Lgs. CPS 1430/1947, compreso il discorso introduttivo che l’allora Ministro Sforza dovette fare per far votare l’approvazione di tale trattato.
Purtroppo, ancora oggi, a distanza ormai di quasi 80anni da quei trattati, ne siamo schiavi nonostante chi li abbia firmati sia tornato alla terra ed alla cenere.
Una volta studiate le fonti che tengono imbrigliata Costituzione e Repubblica, dovremmo forse sederci a tavolino e indire una nuova costituente e decidere che Paese vogliamo essere.
Torniamo all’autoproduzione per l’autoconsumo. Torniamo a portare qui, in Italia, la produzione quantomeno dei beni essenziali. Torniamo ad essere padroni quantomeno di ciò che ci necessita per vivere, senza laccetti e laccettini dettati da entità o interessi sovranazionali. Torniamo ad avere la nostra Banca Nazionale nei cui caveaux deve tornare l’intera riserva aurea italiana anziché continuare ad averne ben oltre la metà detenuta presso stati esteri, guarda caso entrambi contro firmatari di quei trattati…
Torniamo ad essere noi proprietari del nostro debito pubblico.
Perché qualsiasi governo di buona volontà che volesse provare anche solo ad ipotizzare il voler ritrattare o dichiarare ormai cessati quei trattati, si vedrà minacciato mediante il fallimento pressoché immediato dell’economia italiana nonché della Repubblica stessa.
Capite bene quindi che non si tratta di un semplice “cambio di governo” o di politica.
Si tratta di riscrivere da capo il contratto sociale, gli equilibri geopolitici, le regole stesse della società. È richiesto uno sforzo ad ognuno di noi: mentale, culturale, sociale, fisico, emotivo, economico”.
Il vostro atto di disobbedienza recita “Servitori del popolo, mai servi dello Stato!”. Cosa significano queste parole?
“Mi permetta una correzione, poiché c’è chi non aspetta altro che queste “défaillance” per colpire maggiormente noi ed i nostri iscritti: il nostro NON è un atto di disobbedienza anzi, è proprio l’assoluta fedeltà al giuramento prestato che ci porta a ciò. Forse pochi sanno cosa recita il testo del giuramento che noi prestiamo:
“Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni”.
Noi abbiamo giurato fedeltà alla Repubblica e, quindi, al suo Sovrano che è e rimane il Popolo!
Il nostro giuramento a finalità ben definite: la difesa della Patria e la salvaguardia delle LIBERE istituzioni. Questa nostra azione di non partecipare al 2 Giugno va proprio in questa direzione:
Se la Patria è schiava di interessi sovranazionali, non è nostro dovere difenderla?
Se le Istituzioni non sono più libere, perché irretite/soggiogate da poteri/interessi terzi ed estranei al popolo italiano, non dobbiamo noi intervenire e salvaguardarle?
CERTO CHE SI’!
E come può tutto questo essere inteso come atto di disobbedienza? No, non può poiché è l’esatto opposto!
Fatta questa doverosa precisazione, credo di aver risposto anche al secondo quesito:
Siamo SERVITORI del POPOLO, in quanto unico vero sovrano d’Italia.
Non possiamo quindi essere servi di uno Stato che leda gli interessi del popolo.
Servitore è colui che serve il prossimo per vocazione.
Servo è colui che è costretto a servire taluno poiché costretto.
Se lo Stato è costretto a sottostare ad interessi terzi e sovranazionali, possiamo noi, servitori, essere servi a nostra volta? No! Mai!
Ecco spiegata la frase: Servitori del popolo! Mai servi dello Stato.
La domanda che poniamo alla fine del comunicato è cruciale:
Voi, cittadini d’Italia, da che parte deciderete di stare?
Da quella dei Servitori o da quella dei Servi?
Perché noi siamo consapevoli di cosa possa fare la massa:
Può salvare un Barabba, condannando Gesù, così come può condannare a morte un Socrate.
Ma sappiamo anche di cosa è capace un individuo consapevole, un essere Umano che ha coscienza di essere umano: salva vite, aiuta il prossimo, si lancia nelle fiamme per gli altri, dona la vita per il proprio Paese. Per questo rifuggiamo dalla metodica delle masse e ci rivolgiamo al Popolo di Individui: le prime sono fatte per essere controllate, come ci insegna Gustave Le Bon. Un popolo consapevole no!”.
Che effetti ha suscitato il vostro comunicato? Avete ricevuto manifestazioni di solidarietà o reazioni di disapprovazione?
“Si, abbiamo ricevuto condivisioni e adesioni da parte di diverse associazioni ma, soprattutto, tantissimi messaggi ed e-mail da parte di singoli privati cittadini che ci esprimevano tutta la loro approvazione.
Fino a questa intervista, non sono a conoscenza di nessuna disapprovazione. Se ve ne fossero, com’è naturale ed umano che ve ne siano, siamo disponibili al dialogo ed al confronto pacifico e costruttivo con chiunque abbia a cuore le sorti di questo Paese e di questo Popolo”.
Nel vostro documento viene citato Aldo Moro: “Questo Paese non si salverà se non nascerà un nuovo senso del dovere!”. Cosa significa per voi questo messaggio rivolto al presente e al futuro dell’Italia, soprattutto pensando alle nuove generazioni che vogliono contribuire alla sicurezza e alla difesa della propria Patria?
“Innanzitutto, che il dovere che intendiamo è quello verso il popolo e verso se stessi, non verso questo o quel governo o stato. Il dovere di fare la cosa giusta, di agire sempre per il meglio e per il bene e non per meri interessi personali. Dobbiamo rifondare questa società mediante una nuova idea e visione della stessa, libera da formalismi e pregiudizi istillati nei decenni da chi ha saputo “standardizzare” non solo economie, usi e costumi ma anche e soprattutto modi di pensare.
Soprattutto capire che, fino ad adesso, consapevoli o inconsapevoli, abbiamo noi per primi alimentato, facilitato, coadiuvato coloro i quali vorrebbero attentare al nostro paese ed al nostro popolo. Già prendere coscienza di ciò e smettere di essere complici sarebbe un enorme passo avanti per il popolo e per il paese!”.
In definitiva, per l’Italia, che 2 giugno sarà?
“Per la Nazione, sarà l’ennesima farsa, come il 25 Aprile, come qualsivoglia altra ricorrenza rimasta vuota e priva di significato poiché tradito dall’andamento degli eventi.
Personalmente, il mio sarà un 2 Giugno di preghiera. Mi recherò presso il più vicino luogo di culto dedicato all’Arcangelo Michele, che per me è la Chiesa di Buriano a Quarrata, Pistoia.
Prendersi del tempo di qualità per riflettere profondamente sui mali che affliggono il nostro tempo è sempre cosa buona e giusta.
Come scritto nel comunicato, che possa essere un 2 Giugno di riflessione per tutti:
Solo interiorizzando gli eventi, affrontando le proprie paure e prendendo coscienza del reale stato delle cose potrà finalmente emergere, in tutta la sua naturale spontaneità il coraggio di agire per l’unica soluzione possibile. Una piena, consapevole partecipazione di ciascuno di noi alla vita del Paese.
Quando finalmente le lamentele lasceranno spazio a maniche rimboccate, sarà nuovamente il momento di festeggiare la rinata Repubblica Italiana ed il suo sovrano ritrovato: il popolo!”.