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Il Tazebao – Trieste si trova sempre più “inglobata” nella “macchina bellicista della NATO”, ma c’è chi scende in piazza per dire no, perché “quando la resistenza avanza l’imperialismo arretra”. “Il nostro corteo di sabato “Fermiamo i venti di guerra” ha espresso una posizione chiara: Trieste non si piega ai guerrafondai”. Lo afferma, in una nota, il Fronte della Primavera Triestina a margine della manifestazione di sabato scorso a Trieste. Promosso e partecipato da varie realtà associative e politiche – anche Il Tazebao ha aderito insieme, tra gli altri, a Socialismo Italico –, il corteo è sfilato nella città portuale, tra bandiere triestine, palestinesi, qualche falce e martello, e anche bandiere russe.

“La gioventù consapevole che rifiuta la deriva bellicista – prosegue la nota – ha aperto il corteo con lo striscione “Trieste smilitarizzata e neutrale” e la cittadinanza è scesa in piazza per dire il suo no ai piani di riarmo italiano ed europeo, all’invio di armi in Ucraina, al genocidio a Gaza e allo sfruttamento strategico del Friuli e dei porti di Trieste e Monfalcone da parte di NATO e USA”. 

“L’Unione Europea si riarma in vista di una prossima guerra alla Russia, proprio mentre lo Stato-fantoccio Ucraino, controllato e diretto dalla NATO e dall’UE, ricorre al terrorismo in territorio russo e attacca con droni l’aviazione strategica di Mosca, uno dei rami della triade di deterrenza nucleare. Quest’attacco, condotto nella giornata del 1 giugno, equivale in qualsiasi dottrina militare ad un attacco alle capacità nucleari, a cui è prevista l’opzione al ricorso all’atomica come risposta”.

“L’Occidente, nel mezzo di una crisi egemonica, sta ricorrendo ad ogni mezzo in suo potere per mantenere ed espandere i suoi domini e i suoi interessi, trascinandoci in una spirale di guerra e violenza”.

“Data la propria posizione strategica – riflettono i giovani del Fronte –, Trieste e i territori limitrofi si ritrovano sempre più inglobati nella macchina bellicista euroatlantica tra IMEC, Trimarium, atomiche americane ad Aviano, caserme, fabbriche militari e continui transiti di armamenti. Inoltre, la rotta dell’IMEC, tanto cara al governo Meloni, prevede il collegamento diretto tra Trieste e il porto militare di Haifa in Israele, rendendo le nostre infrastrutture complici del regime sionista, responsabile del genocidio palestinese”.

“La lotta dell’eroico popolo palestinese, yemenita e libanese alla ferocia sionista, così come quella del Donbass, Lugansk e Donetsk alle milizie nazionaliste ucraine hanno dimostrato a tutto il mondo che quando la resistenza avanza, l’imperialismo arretra”.

“Di fronte a tutto questo non si può rimanere in silenzio, prendiamoli come esempio e non lasciamo che la loro lotta rimanga senza voce perché il loro nemico è in realtà nemico di tutti popoli”.

“Fermiamo i venti di guerra, fermiamo il folle riarmo, lottiamo per un futuro di pace!”.

Estratto video disponibile sul nostro canale YouTube.