
Di Santiago
La situazione romena è fra il ridicolo e l’allucinante, spiace dirlo ma è così.
C’è un presidente, Nicuşor Dan, ex sindaco di Bucarest, che dicono soffra di una sospetta DSA, una forma di autismo chiamata sindrome di Asperger, abbandona gli incontri importanti per andare al bagno, non pare in grado di sostenere un intervento in TV dove fa scena semi muta, mugola e gesticola a caso, ride. Lo spacciano per laureato in matematica ma ha solo un diploma (bacalaureat come lo chiamano qui) in pratica come una licenza liceale. Molti romeni lo definiscono “un prost”, uno stupido. Aveva già dimostrato le sue scarse qualità quand’era sindaco della capitale, quando firmava provvedimenti che andavano a danneggiare zone di pregio vincolate della città, e poi dava la colpa ai vari sottosindaci dei settori.
Nel caso odierno è un burattino manovrato da Bruxelles, eletto a danno di George Simion tramite brogli inauditi come elettori deceduti che hanno votato dalla tomba, gente che ha votato due volte, esibendo in Moldavia il passaporto la prima volta e la seconda volta in patria esibendo la carta di identità. In questi ultimi tre giorni il presidente è sparito e nessuno sa dov’è. Gli va dato atto di un atteggiamento un minimo fuori dal coro nella vicenda di Gaza, infatti, seppur dica di non essere contro Israele, è contro Netanyahu e ha detto che lo stesso non dovrà mai mettere piede in Romania.
C’è un primo ministro, Ilie Bolojan, ferrovecchio ereditato dalla precedente presidenza e nominato capo del governo il 25 giugno scorso, uno della cricca che partecipò al colpo di stato contro Ceauşescu insieme agli altri svendipatria come Iliescu e compagnia. Oggi promette ai romeni almeno quattro anni di austerità sostenendo candidamente che ce lo impone la situazione causata dai governi precedenti. Però da 35 anni ad oggi, i governanti sono gli stessi, lui compreso, politici che hanno svenduto il paese agli stranieri. In poche settimane di mandato ha tagliato salari e pensioni, aumentato la TVA (IVA) dal 19 al 20% e ora sta minacciando di elevarla al 24% a partire dal 1° di agosto. Per le pensioni ha deciso di tassare quelle superiori a 3.000 Lei, circa 600€, e si rifiuta di procedere al ricalcolo che le aumenterebbe. Continua, da bravo sorosista obbediente, a foraggiare l’Ucraina e la Moldavia a suon di miliardi di euro mentre il suo popolo fa la fame.
Poi c’è l’economia reale coi prezzi degli alimentari in vertiginoso aumento, mediamente dal 30 al 50% negli ultimi mesi, con la diretta conseguenza che sempre più romeni scivolano nella povertà assoluta e non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. Paradossale che in un paese agricolo come la Romania, con quelle immense fertili pianure, si vada al supermercato e si trovino verze e cipolle prodotte in Italia o in Turchia.
La Romania esporta energia e la ricompra a tre volte il prezzo, 148€ al megawatt (in Italia siamo a 146€, in Spagna a 102€) superata solo dalla Bulgaria a 149€, mentre l’UE impone la chiusura delle centrali idroelettriche in nome di quel green deal che sta rovinando tutto il continente. Si sa che le dighe snaturano il corso dei fiumi e impediscono alle povere trote di risalire la corrente.
A questo si aggiunge una ulteriore direttiva UE che proibirà il riscaldamento a legna, mettendo al freddo i milioni di persone che vivono in località non metanizzate o in aperta campagna. Il paese è ricco di giacimenti di petrolio e di gas naturale, ha una enorme centrale nucleare e la più grande centrale idroelettrica del mondo. Potrebbe essere autosufficiente ma importa energia a prezzi stratosferici dopo averla venduta alla UE a prezzi stracciati.
La Romania importa cereali dall’Ucraina ma non sono prodotti ucraini, sono prodotti dagli USA, dove li coltivano a suon di glifosato e rivenduti ai babbei di turno. E la Romania un tempo era il granaio d’Europa. Importa dall’Ucraina anche fitofarmaci tossici che non potrebbero nemmeno essere commercializzati sul territorio dell’Unione Europea. Nel frattempo gli agricoltori romeni vanno in rovina e sono costretti a vendere o affittare i loro terreni alle multinazionali che provvedono sollecitamente a installare campi fotovoltaici. Quelli dove non mettono pannelli, finiscono in mano a Monsanto e analoghe che ci coltivano OGM, colza per esempio, che va a finire in Germania dove producono biodiesel.
C’è poi il malcontento nei confronti dei profughi ucraini che sul territorio romeno godono di tutte le agevolazioni possibili e immaginabili mentre girano con SUV da 200.000 euro coi romeni che invece viaggiano su scassatissime Dacia Logan, che presto l’UE obbligherà a rottamare.
La domanda sorge spontanea: e i romeni che fanno? Poco o niente purtroppo. Per ora c’è il partito di Simion, AUR, che ha presentato in parlamento una mozione di censura contro Bolojan ma con scarse probabilità che passi, anche se Simion in persona ha invitato la gente a uscire in strada per sostenerla. Blande proteste davanti alle varie Casa Pensie (l’equivalente della nostra INPS) e minacce da parte dei lavoratori di scendere in sciopero generale contro l’austerità praticata dal governo. Chiaro che per incidere in qualche modo contro questo governo filo UE sdraiato sui diktat dell’arpia von der Leyen, serve ben altro che la sfilata coi cartelli e con le bandierine nazionali.
Nel frattempo quelli della CCR che hanno annullato l’elezione di Georgescu, si sono aumentati le pensioni per sé e per i vari funzionari della corte, ricevendo così i trenta denari frutto del loro tradimento. Pare che alcuni abbiano trasferito soldi nell’ordine di centinaia di migliaia di euro in esotici paradisi fiscali. Intoccabili con buonuscita da 35.000 che passano le vacanze a Santo Domingo.
Georgescu, che ieri ha dovuto presentarsi alla polizia per ottemperare alla libertà viglitata, provvedimento illegale e senza alcuna prova che ancora lo affligge, sembra si avvii ad esser riconosciuto come leader dei sovranisti, circondato com’era da centinaia di persone in suo sostegno.
Il PSD, partito di governo che appoggia Bolojan, sembra volersi smarcare dall’austerità minacciando di uscire dalla coalizione, ma si tratta probabilmente di un giochetto politico che gli consentirà, in caso di bocciatura della linea Bolojan, di prendersi parte del merito se non tutto. Furbi come il nostrano PD.
Nei sondaggi, per quel che valgono, i leader europei come Carlo III, Macron e Sandu sono in caduta libera, mentre guadagnano fiducia Trump e Putin.
Qualcuno da me intervistato sostiene che ad agosto, quando lavoratori e pensionati vedranno i cedolini del loro reddito ridotti all’osso, qualcosa succederà, ma cosa nessuno lo sa dire. Non c’è un partito comunista, non c’è un sindacato degno del nome, manca il collante, la guida, c’è solo il Partito Socialista che ha inglobato gli ex comunisti, ma non pare abbia peso. Poi c’è SOS, il partito della senatrice ed eurodeputata Șoșoacă, ma nei sondaggi viene dato ad appena il 2,7%. La senatrice, pur essendo definita di estrema destra, nei suoi interventi fa continuamente riferimento a Ceauşescu, all’epoca de aur, ai BRICS e intrattiene rapporti con Cuba, Cina e Russia. Anche in Romania parole come destra e sinistra hanno perso tutto il loro significato.
Staremo a vedere.