Displaced Haitians living on the grounds of Port-au-Prince's Petionville Club, formerly a golf and tennis resort, unite in prayer as part of a three-day, citywide mourning for the thousands of lives lost in their country's violent earthquake one month ago, on 12 January.

Di Giovanni Amicarella

Avverto che le tematiche a cui si farà riferimento possono urtare sensibilità.

L’ONU negli ultimi anni ha finito i metri di tappeto sotto cui nascondere la polvere, diventata troppa da gestire e coprire. Un ente sovranazionale che usa i suoi caschi blu per “missioni di pace” che al momento hanno portato nient’altro che angherie alle popolazioni civili che le hanno, è il caso di dire, subite.

La guerra in ex Iugoslavia ha visto un proliferare di prostituzione e sfruttamento sessuale di moltissime donne rimaste sole dalla partenza in guerra dei mariti per il fronte, che rivoltesi ai “caschi blu” per aiuti, spesso madri, sono diventate intrattenimento sess*ale per i plotoni.

C’erano abbastanza riusciti a coprire la cosa, al tempo, ma nel 2004 ad Haiti, sotto la missione MINUTSAH, c’è stata una prova incontrovertibile: sono nati migliaia di bambini dalle ragazze adescate dai “portatori di pace”, troppo giovani per capire come interrompere la gravidanza, o in alcuni casi anche cosa fosse.

I piccoli Minutsah sono una tragica prova che è riuscita da qualche anno ad alzare il tappeto, e stanno sbucando come funghi oggi sempre più prove di quanto il “peacekeeping” sia marcio fino al midollo.

Quando mi viene chiesto perché il SOCIT ha una visione estremamente critica nel suo programma su sanzioni internazionali ed ONU, questo porto come esempio.

Assieme alla marea di sanzioni affibbiate a paesi che hanno ideologie che al gabinetto non piacciono, affamando il popolo e non sfiorando minimamente i politici.

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