Di Marco Carboni

Cari lettori, militanti dell’organizzazione e non!

Nell’epoca dell’informatizzazione statale dove aleggia una costante frenesia a connettere tutto e tutti a una rete onnipresente che permette fin troppo poco bene e fin troppo male, sempre più spesso mi capita di leggere frasi di “esperti”. Al punto che la stessa parola inizia a non avere più un significato vero, ormai basta dire qualche parola nel giusto modo per essere definibile esperto. L’esperienza viene usata per legittimare qualsiasi cosa e non aiuta il fatto che venga da degli angolini della società che vogliono rendersi partecipi, quasi mandanti di queste ultime generazioni mandate al macello sotto varie organizzazioni che predicano bene e razzolano male.

La parola non è più vera e siamo in quella che io definisco artisticamente come l’Età della Sovversione: ogni cosa ha il potenziale di sembrare ciò che non sia, la distinzione tra vero e falso è sempre più difficile da distinguere e nonostante viviamo in un singolo istante alla volta c’è costrizione nel dover tenere tutto a mente, chi sta al potere spinge solo per mentire e offuscare i suoi sforzi e dettagli importanti. Come naturale conseguenza di questa mancanza di affidabilità nel mondo materiale gli uomini si rifugiano in un mondo di idee immateriali ma che pretendono a loro modo, vero o falso che sia, di avere un effetto sulla materia: la filosofia, le dottrine religiose, idee che in una chiave ossessiva chiudono a tenaglia sempre più chi le studia, quando dovrebbero essere invece esplicitamente approvate o palesemente rifiutate. Questa è in poche parole una nevrosi collettiva e ne stiamo raggiungendo l’apice…questi anni vedranno il padrone spirituale dei prossimi secoli. Se fino ad ora la grandezza-aspirazione di tutti i popoli è stata racchiusa nel ricordo delle gesta degli antichi Romani, adesso stiamo toccando un nuovo inizio, la creazione di un nuovo destino che vede noi del SOCIT sicuramente partecipi in un modo o nell’altro. Avremo il nostro ruolo nella storia.

Per questo mi rivolgo a tutti voi che mi ascoltate, a cui potrà risultare facile vedere questa critica come una manifestazione di personale stanchezza verso questo stile di vita adottato implicitamente e collettivamente. Dal momento che il mondo occidentale spinge verso la distruzione di ogni nostra radice e verso la goffa creazione di un nuovo tipo di uomo sbilenco, voglio spingere invece verso un mondo fatto di domande individuali e certezze collettive, con meno pregiudizi possibile: questi sono uno dei mezzi prevalenti con cui siamo attaccati giorno dopo giorno, cercando di rovesciare la visione del mondo con l’obiettivo di condurci verso idee a lungo termine controproducenti se non distruttrici del nostro vigore e delle nostre anime.

Poi starà alla Verità stessa prenderci da parte e dirci quanto vi aderiremo. Ma noi intanto avremo delle idee. Le nostre idee.

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