
Solitamente quando si parla dell’Italia si tende sempre ad elencare tutta una lunga lista di difetti di cui il nostro paese riversa come il rincaro dei prezzi, i tagli ai servizi pubblici come istruzione e sanità, l’aumento della disoccupazione e della povertà nel nostro paese, una classe politica egoista e soprattutto le privatizzazioni selvagge che dagli anni ’90 a questa parte distruggono l’economia del Bel Paese e cede importanti settori dell’economia italiana a privati, spesso stranieri. Questo assieme ad altri problemi gravi dovuti dal fatto che l’Italia è un paese capitalista alleato del mondo occidentale e sottomesso ai diktat di Washington e di Bruxelles dimostrano una realtà oggettiva, ossia che il nostro paese necessita di cambiamenti anche drastici.
Se pensiamo agli aspetti positivi del nostro paese pensiamo principalmente al buon cibo, alla storia, all’arte ed alla cultura millenaria del nostro paese. Sono valori di cui possiamo ampiamente vantarci ovviamente, però il nostro paese non è solo questo: L’Italia ha dato il suo contributo anche alla tecnologia, e molti ingegneri nostrani hanno contribuito l’Italia a farsi un nome anche in questo ambito. Il riferimento è ovviamente verso innovazioni come il telefono di Meucci, il sismografo elettromagnetico, la pila elettrica di Volta, il cavo per l’alta tensione di Manueli, il programma 101 della Olivetti, la radio di Marconi e moltissime altre innovazioni che hanno cambiato il mondo.
Ma oggi non voglio parlare di innovazioni, bensì di televisori. E per la precisione intendo parlare di un’azienda che alla fine del secolo scorso dominava il mercato nazionale nel settore dei televisori con prodotti di qualità e con strategie di marketing che si sono rivelate di successo: La Milano Vichi Apparecchi Radiofonici (MIVAR).
Il 1° ottobre 1945 il giovane perito elettrotecnico toscano Carlo Vichi, che aveva già lavorato in precedenza in aziende nel settore, apre a Milano la Vichi Apparecchi Radio (VAR), attività che si occupa di produrre e riparare radio a valvole artigianalmente come terzista per conto di altre aziende più grandi. Inizialmente la VAR si limitava all’assemblaggio delle radio, ma ben presto l’azienda ha iniziato a produrre direttamente anche i componenti. Nel 1956 la VAR ha costruito ed immesso sul mercato la sua prima radio con sistema di modulazione di frequenza (FM). Seguiranno un’aumento del personale, della produttività e del fatturato in pochi anni. Nel 1958 la VAR trasferì gli uffici e le linee di produzione a Lorenteggio ed iniziò a produrre anche radio portatili e radio-giradischi come la VAR Egadi del 1958. Il valore delle vendite della VAR nel 1960 raggiunse il miliardo di lire, circa 13,5 milioni di euro al cambio attuale.
Alla fine degli anni ’50 la televisione diventa una realtà in Italia che stava per diventare un prodotto sempre più accessibile ai più, e le aziende che producevano televisori stavano raddoppiando la loro produzione. In questo contesto la VAR decise di avviare la sua produzione di televisori e nel 1963 l’azienda cambiò il nome in Milano Vichi Apparecchi Radiofonici (MIVAR) e fu trasferita nello stabilimento di Abbiategrasso (MI) dove l’azienda vi rimase fino alla sua “fine” avvenuta nel 2014. Allora la MIVAR non era un’importante azienda nazionale di televisori e di conseguenza i prodotti dell’azienda milanese venivano immessi in ritardo rispetto ai prodotti analoghi delle altre aziende, tuttavia la scalata verso l’Olimpo era solo all’inizio. MIVAR utilizzò delle buone strategie di mercato che permisero all’azienda di Vichi di scalare le quote di mercato gradualmente fino al dominio del mercato italiano nel 1993: Gli apparecchi della MIVAR erano di buona qualità e i prezzi erano modesti, inoltre uno dei punti forti della MIVAR era l’assistenza ai clienti, grazie ad una rete efficiente in tal senso.
Negli anni ’70 la MIVAR puntò principalmente la sua produzione sui televisori a seguito del calo di domande per le radio fino al termine della produzione delle radio ufficializzato a metà degli anni ’80. Nel frattempo la concorrenza straniera si stava rivelando spietata nel mercato italiano e MIVAR per costruirsi un’importante fetta nazionale puntò ad adattarsi ai vari passaggi tecnologici che caratterizzarono il settore televisivo degli anni ’70 e ’80 come la produzione della TV a colori e l’introduzione del televideo e dell’audio stereofonico. MIVAR riuscì, assieme alla Sèleco, di crescere nel mercato in controtendenza alle altre aziende di televisori che invece non seppero stare al passo coi tempi e fallirono. Negli anni ’80 la MIVAR era al terzo posto nel mercato nazionale dietro a Sèleco e Philips.
Nel 1993 la MIVAR scavalcò Philips e Sèleco e divenne leader nazionale del mercato dei televisori che vide l’ingresso dei colossi giapponesi e sudcoreani come Sony, Samsung, Panasonic, Toshiba, ecc… Il successo di MIVAR rimase incontrastabile fino all’introduzione dei televisori LCD avvenuto negli anni 2000, assieme alla globalizzazione che spinse le principali multinazionali a produrre nei paesi dove la manodopera è tradizionalmente bassa. I lombardi faticarono quindi a rimanere al passo coi tempi ed a produrre televisori LCD e successivamente a LED. La produzione dei televisori a cristalli liquidi iniziò nel 2004, tuttavia la MIVAR fu costretta ad iniziare ad acquistare componenti da terzi, Inoltre nel 2008 fu interrotta la produzione dei televisori a tubo catodico (CRT) e nel 2011 ci fu un tentativo di produrre televisori a LED. Alla fine la MIVAR interruppe ufficialmente la produzione di televisori nel 2013 e si dedicò alla produzione di mobili.
Negli ultimi anni di attività della MIVAR, l’azienda ha costruito ad Abbiategrasso (MI) un nuovo stabilimento di televisori più grande con l’idea di trasferirvi la produzione di televisori, tuttavia il nuovo stabilimento non è mai stato utilizzato ed anzi Carlo Vichi fece due appelli alla Samsung e ad altre multinazionali asiatiche offrendo loro lo stabilimento in regalo in cambio dell’uso di manodopera locale. Gli appelli di Vichi tuttavia non ottennero risposta. Oggi i prodotti della MIVAR sono popolari soprattutto da parte dei collezionisti di retrogaming del nostro paese che sono affezionati in particolar modo ai televisori a tubo catodico, tuttavia la MIVAR è anche storia del nostro paese, ossia la storia di una azienda nata dal nulla che è riuscita a dominare il mercato nazionale in un settore dove altri paesi sono storicamente più forti, ossia il settore degli audio/video e dell’elettronica di consumo.