Grafica e articolo di hazelasters

L’associazione tra classe sociale e malattie psichiatriche è un fatto ben noto seppur profondamente dibattuto. Le diagnosi psichiatriche infantili sono cresciute esponenzialmente negli ultimi anni nei paesi post-industriali scatenando un acceso dibattito nella comunità scientifica: la prima ipotesi sostenuta è che nelle scorse decadi ci sia stata una sottostima dei reali casi a causa di criteri diagnostici diversi e di un focus inferiore verso le malattie mentali, la seconda ipotesi afferma invece che ci sia stato un effettivo aumento dei casi psichiatrici dovuto a cambiamenti di natura ambientale, economica e sociale nonché a modifiche nei criteri diagnostici.

La rivoluzione farmacologica ha contribuito a trascurare gli aspetti sociali legati alla malattia mentale. Sia la psichiatria che il capitalismo pongono il loro accento sulla produttività della persona: il capitalismo raffigura le persone funzionali come persone in grado di lavorare continuativamente che rincorrono il successo professionale, la psichiatria rinforza questa idea sostenendo che l’abilità e il desiderio di lavorare sia un segno di salute mentale.

L’immaturità infantile, ad esempio, è un dato di fatto dal punto di vista biologico, il come viene percepita è invece un fatto prettamente sociale. Tale molteplicità ha reso complicato categorizzare al meglio ciò che è patologico da ciò che non lo è. Ci sono tuttavia alcuni cambiamenti ben documentati che hanno impattato sulla popolazione infantile post-industriale: i cambiamenti strutturali del concetto di famiglia, l’incremento delle ore di lavoro dei genitori e conseguementemente il decremento delle ore spese in famiglia, il decremento del movimento e l’incremento di attività sedentarie, l’aumento della commercializzazione di prodotti che vedono come target i bambini e la creazione di nuove opportunità commerciali cucite ad hoc, l’aumento esponenziale del consumo di zucchero e il cambiamento delle tecniche didattiche.

Tutti questi cambiamenti si collocano in un contesto dove il concetto di normalità sta diventando sempre più difficile da raggiungere, le diagnosi di disturbi della condotta ed emotivi sono raddoppiate tra gli anni ‘70 e ‘90 nonostante la percezione media della qualità di vita sia nettamente aumentata. Tra il 2000 e il 2002 si è assistito ad un aumento delle prescrizioni degli psicofarmaci nella popolazione infantile che si colloca tra il 13% (Germania) e il 68% (UK), con un accento particolare verso gli stimolanti: nel Regno Unito nel 1994 vi erano 6000 prescrizioni l’anno per gli stimolanti che nel giro di una decade sono aumentate del 7000%.

I don’t have a whole lot of choice. We’ve decided as a society that its too expensive to modify a kid’s environment. So we have to modify the kid. We might not know the long-term effects, but we do know the short-term costs of school failure, which are real. I am looking to the individual person where they are right now. I am the doctor for the patient, not for society.” (Schwarz 2012, para. 3)

(Non ho molta scelta. Abbiamo deciso come società che è troppo costoso modificare l’ambiente di un bambino. Quindi dobbiamo modificare il bambino. Potremmo non sapere gli effetti a lungo termine, ma sappiamo i costi a breve termine del fallimento scolastico, che sono reali. Sto guardando alla persona singola che sono adesso. Sono un dottore per il paziente, non per la società.)

In un sistema liberista le imprese devono essere il meno ristrette possibile, a livello psicologico questo sistema si esplica nella ricerca costate e individualistica di una vita edonistica. Divertirsi di fatto, a partire dagli anni ‘50, è diventato un obbligo sociale. D’altro canto i nuovi metodi di stimolazione hanno reso più difficile raggiungere un livello di stimolazione adeguato, il che porta ad eccessi di svariata natura. Questo contesto ha reso più facile manipolare ed essere manipolati per un fine ultimo, ha accentuato l’instabilità lavorativa e ha favorito la valorizzazione delle aspirazioni individuali a discapito della salute mentale. Il 40% delle madri lavoratici sperimenta almeno un episodio depressivo, dato di grande rilevanza viste le implicazioni sulla salute mentale dei figli. Il sistema neoliberista sta lentamente trasformando la visione della salute da diritto inalienabile a comodità.

La globalizzazione derivante da questo sistema ha sradicato valori che erano strettamente correlati alla società di riferimento rendendo più instabile anche il proprio senso di sé e aumentando il rischio di dissonanza cognitiva. L’aumentare inoltre dei contesti globali, dove non è ben chiaro il codice di comportamento accettato, si traduce nell’aumento dell’incertezza dell’individuo.

Il malato viene trattato come un potenziale cliente grazie ad una massiva campagna di marketing che sta coinvolgendo ogni possibile forma di comunicazione, creando l’ambiente perfetto per la comodificazione degli stati mentali. Gli psicofarmaci sono riusciti a creare un sistema perfetto rendendo i pazienti più gestibili in tempi molto brevi, con interventi meno invasivi e più facili da eseguire. Come conseguenza il controllo sociale si è fatto sempre più stringente e l’idea di modificare sé stessi per aderire alle esigenze di mercato della società è diventata preponderante. Il focus centrale non viene più posto nella realizzazione di strutture adibite alla cura né in programmi di eugenetica, bensì nella normalizzazione dell’assunzione di farmaci come metodo legittimo per correggere ogni possibile comportamento avverso alle esigenze di mercato. Il cuore della psichiatria moderna risiede nella logica liberale. Ad oggi milioni di persone accettano il potenziale rischio di morte derivante dall’assunzione di psicofarmaci mentre tale rischio viene menzionato solo come “effetto collaterale”.

Ciò che viene venduto oggi non è più solo una classe di farmaci ma un’idea di normalità, uno standard di vita sempre più irraggiungibile naturalmente talmente desiderato da far sottostimare enormemente i rischi correlati all’assunzione. Prendendo in prestito una citazione di Robert Whitaker (2005: 27) psychiatric drugs induce a pathology (i farmaci psichiatrici inducono patologie). Se è vero che molte molecole psicoattive, legali o illegali esse siano, possono ridurre un ampio ventaglio di sintomi nel breve periodo è anche vero che aumentano anche la probabilità nel lungo termine di ammalarsi cronicamente o di indurre nuovi sintomi.

Oggi non è possibile parlare di eziologia dei disturbi mentali senza prendere in considerazione il senso di sé: la salute mentale di ognuno è infatti strettamente legata ad una buona autostima, ad un buon riconoscimento sociale e al possesso di un set di valori individuali. Ne consegue che lo sgretolamento dei valori, delle norme sociali e il contesto sociale sempre più deumanizzante della società globalizzata è un fattore di rischio non trascurabile.

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