Di Giovanni Amicarella

Piccolo passo indietro, per calarvi nel contesto: sbuca su una pagina social di dimensioni minute, su cui non è possibile commentare, una pubblicazione sul SOCIT, solo che contro l’idea di fondo del socialismo italico come aggregante di forze socialiste, ed è quella la rarità che mi attira. Vado a leggere l’articolo sul sito correlato, ed inizio a mandarlo in giro perché è oro colato. Sembra uno scimmiottamento del tono hoxhaista in polemica, replicato però, purtroppo, senza la stessa abilità nel linguaggio e nella scrittura.

L’articolo non è firmato, pessima cosa quando si fa critica, così contatto la pagina per complimentarmi per l’articolo (almeno per le risate regalate) e chiedere di aprire la sezione commenti per rispondere a qualche imprecisione, o interloquire con l’anonimo autore per un confronto più pubblico. Vengo bloccato. Visto l’anonimato dell’autore e la scarsa visibilità di provenienza, e soprattutto visto che tale sito compare solo in altri articoli in polemica con lo stesso, non menzionerò da dove proviene. Se vuoi visibilità almeno lo firmi. La serietà di un’organizzazione, o presunta tale, si vede anche da questo.

Il “socialismo italico” maschera della reazione più nera (e si inizia benissimo col titolo)
“Non è certo una novità la comparsa sulla scena politica di un amalgama sincretico di elementi autoproclamatisi “socialisti”, “rivoluzionari”, “patriottici”, etc. Essa ha origini antiche e ogni qualvolta si presenta conduce all’operato di elementi reazionari, nazionalisti e fascisti.”

Andremo poi a vedere come qualsiasi conformazione patriottica venga vista dall’autore come una forma criptica di reazione in diverse salse, tradendo insomma una certa propensione al melodramma che sicuramente non appartiene all’ideologia socialista, più propriamente allo squisito vittimismo dei moderati.

“In questo articolo ci occuperemo di un gruppo (che si definisce niente meno che “partito”) che si definisce “Socialismo Italico” (Socit).”

Perché è un’organizzazione politico-culturale pienamente e legalmente registrata come tale, dal 2021. Una ricerca in più su determinate nozioni non avrebbe fatto male all’autore, va bene che l’articolo è anonimo, ma almeno darsi una letturina sul soggetto di cui vai a parlare

“Il Socit presenta elementi ideologici e politici simili a quelli del gruppo M-48, e diffonde lo stesso ciarpame nazional-populista, esasperandolo sotto diversi aspetti.”

Su questo personalmente non mi trovo d’accordo, essendo SOCIT e M-48 due esperienze politiche ben diverse e anche relativamente distanti nel tempo. Se poi volessimo trovare delle linee di continuità su elementi di ritorno inerenti alla militanza o al patriottismo, dovremmo aprire la qualunque in merito a qualsiasi partito di scissione (non in questo caso), o comunque, di militanza che sopravvive alla formazione che cessa la propria attività.

“Già dalla denominazione di questo gruppo, i compagni più avveduti dovrebbero accorgersi a quale razza di mascalzoni politici appartengono i suoi dirigenti, poiché il “socialismo” declinato in salsa italica, germanica, belgica, etc., non ha nulla a che vedere con il socialismo proletario, scientifico, ma è assimilabile al nazionalsocialismo. La natura di classe di questi dirigenti è piccolo borghese. Elementi rampanti, boriosi e presuntuosi, super-opportunisti estranei alla vita e alla lotta del proletariato.”

Penso che la descrizione di “rampante, borioso e presuntuoso” mi calzi a pennello, il piccolo-borghese meno. In merito alla questione del socialismo declinato in salsa italica, vi è una pesante carenza di lettura prima di commento. Non basta parafrasare Stalin per alzare una critica, bisogna che si capisca da cosa nasce l’uso di una terminologia. Socialismo Italico è provocatorio, ma fa riferimento a delle precise concezioni che fin troppo spesso l’ambito dell’ortodossia esasperata tende a tralasciare.

“Il Socit si descrive come “una realtà giovane, nel vero senso del termine” cioè non solo anagraficamente, ma soprattutto spirituale, facendo propri i miti del giovanilismo e del vitalismo cari ai futuristi, arditisti e combattentisti confluiti nel fascismo, che della “giovinezza” fece poi un inno.”

No, si definisce così perché semplicemente è giovane nel vero senso del termine. Non deriva da scissioni e gran parte delle sue componenti iniziali non erano precedentemente stati militanti in altre formazioni, con l’età media di una giovanile. Sull’arditismo visto come prerogativa fascista, 2 in storia al nostro anonimo. Il riferimento a “Giovinezza” non l’ho onestamente compreso.

“Pur professandosi ““socialisti nel senso pieno del termine”, i membri del Socit sventolano il tricolore, non la bandiera rossa, e il loro programma è una “seconda rivoluzione borghese”, non la rivoluzione sociale del proletariato. ll loro “socialismo” è italico perché mira alla “liberazione nazionale”, dunque alla liberazione della classe borghese imperialista che domina il nostro paese dai suoi vincoli.”

Le sventolano entrambe e non per la liberazione della borghesia. Anche qui, mancata lettura prima di commento, forse un’occhiata fugace al simbolo che ha suscitato impressioni. La liberazione nazionale che viene intesa è proletaria, anche dalla borghesia, e da qualsiasi istanza imperialista sul suolo nazionale.

“Il Socit rinnovando la demagogia del fiumanesimo, millanta istanze anti-imperialiste, auspica la creazione di tante patrie libere, come se la borghesia potesse essere corretta dagli appelli di costoro. Ma, sciagurati “socialisti italici”, la borghesia imperialista italiana è già libera di sfruttare il proletariato e aggredire i popoli oppressi, non c’è bisogno che vi scomodiate!”

Qui si manca di rispetto ad Hoxha cercando di farci il “cosplay”, si sfiora il ridicolo. Sorvolando sul tono da operetta del testo, sarei curioso di sapere da dove siano emerse queste considerazioni, visto che non è stato fatto accenno di “correzioni” alla borghesia nei nostri scritti, né tantomeno si “millantano” posizioni antimperialiste: si applicano, al contrario vostro, con collaborazioni internazionali in Africa, Asia e Sud America.

“La riprova possiamo trovarla nel punto 2) del loro programma: il Socit non vuole combattere la borghesia, bensì depurarla da “inadatti, lenti e melliflui individui, narcisistici poltronari e vampiri che hanno dissanguato il popolo”, proprio come il manicheismo fascista voleva che i “buoni”, cioè i “giovani”, gli interventisti, combattessero i “cattivi”, cioè i “vecchi”, i politici liberali che per calcolo non volevano la guerra e i marxisti internazionalisti.”

La critica era contro il principio di rieleggibilità e di “salto della quaglia” particolarmente caro alla democrazia borghese. Tema che, se l’anonimo dovesse mai imbattersi in un operaio, scoprirebbe essere al centro di parecchi malumori dello stesso. Nello stesso punto si pone come condizione il fare “tabula rasa” di interessi ad essa inerenti, solo che dovevi arrivare a leggere il punto 6 ed il punto 10 per vederlo scritto.

“La critica che il Socit avanza al cosmopolitismo, in nome dell’impegno “internazionale”, non ha nulla in comune con l’internazionalismo proletario, ma è espressione della geopolitica borghese, accompagnata dalle tesi di moda: il multipolarismo e l’adesione al BRICS+ capitalista e imperialista, riflettendo gli interessi di settori capitalisti interessati all’export, oltre a quelli degli imperialisti russi e cinesi.”

E qui ci siamo anche persi la conferenza sui BRICS, dove ci poniamo in un’ottica di analisi critica (seppur non prevenuta o contrastante) degli stessi e delle contraddizioni inevitabilmente presenti.

“Questa “falange proletaria” si rivendica erede del sindacalismo rivoluzionario, corrente anti-marxista che riteneva dannoso il ruolo del partito, e sfacciatamente interventista, in Libia, nel ‘14, come a Fiume, ostinatamente anti-bolscevica poiché riteneva che il proletariato, per sostituire la borghesia, dovesse prima raggiungere un livello culturale simile a questa, sicché non avrebbe dovuto prenderlo mai! Il loro massimo riferimento politico è De Ambris, fiumanista e sansepolcrista, autore della corporativa Carta del Carnaro promulgata nel 1920 da D’Annunzio. Nel loro pantheon figurano l’antimarxista Mazzini, Corridoni (altro interventista), Sorel, F. T. Marinetti…. insomma il brodo di coltura da cui emerse il fascismo.”

Questa zuppa di parole tecnicamente dovrebbe dimostrare una qualsivoglia ipocrisia del SOCIT nell’essere antimperialista, peccato che anche qui si sia poco approfondito la materia di riferimento. De Ambris fu fra i più forti detrattori dell’iniziativa bellica in Libia, assieme agli altri sindacalisti rivoluzionari, e partecipò anche attivamente nelle sommosse fra arditi rossi ed arditi neri. Corridoni morì ben prima del fascismo (se vogliamo recriminargli l’amicizia col giovane Mussolini socialista, dovremmo falcidiare gran parte dei futuri comunisti italiani), e di lui spesero parole interessanti Di Vittorio ed altri esponenti della sinistra nazionale (che troverete nella raccolta in preparazione); a Sorel si rifecero anche diverse formazioni antifasciste in Europa, Marinetti collaborò attivamente con Gramsci ed il futurismo nella sua essenza rinnovatrice fu preso a modello anche in Unione Sovietica. Un conto è la critica, ben altro conto è l’analfabetismo storico di cui ti fai, e vi fate, attivamente promotori.

“Nel suo pragmatismo senza principi, il Socit ha l’ambizione di fagocitare tutti i “socialisti rivoluzionari”, un termine vago e luccicante volto ad ammaliare giovani animati da buone intenzioni ma ancora inesperti e naïf. Siamo di fronte ad un tipico caso di quella paccottiglia ideologica contenente una serie di elementi eterogenei.”

Capisco che a qualcuno rosichi il fatto che molti nell’area preferiscano un’organizzazione che rappresenta una boccata d’aria fresca, ma cercate di renderlo meno palese per il vostro bene. Il pragmatismo è indubbio, tuttavia lo scopo e i principi sono ferrei. Sta nel programma.

Si tratta di una caratteristica tipica del fascismo, che deve saldare assieme diverse correnti nella lotta per instaurare la dittatura aperta del grande capitale sulle masse lavoratrici. Le componenti fondamentali di questo indigeribile minestrone sono il nazionalismo e l’anti-marxismo-leninismo.

Quindi il SOCIT andrebbe agli scioperi per soffocare i moti operai? Ilare che si ponga l’ottica anti-marxista quando a breve andrà a criticare la collaborazione con formazioni marxiste.

“E al fascismo italico, non solo alle sue origini sansepolcriste e dannunziane, ma anche a quello giunto al potere, il Socit non fa mistero di ispirarsi. Non a caso nel suo canale telegram ossequia la figura di Beneduce, uno dei capi dei capitalisti italiani messo da Mussolini a dirigere l’IRI (fra i tratti distintivi dei “socialisti tricolori” c’è il ruolo primario assegnato allo stato borghese nell’economia).”

Era una citazione in merito all’IRI ed alla socializzazione. Tema che fra l’altro tratteremo più avanti in una pubblicazione cartacea (dovreste provare a passare al cartaceo, fa un bell’effetto) realizzato da un militante, dottore in storia, nell’ambito della socializzazione fra fascismo e antifascismo, come proposta in prima istanza dal CLN.

“Così come viene omaggiato Niekisch, il capostipite del “nazionalbolscevismo”, assimilabile alla corrente fascista e antiamericanista della Giovane Europa dell’ex Waffen-SS Jean Thiriart, che in Italia ha assunto varie sembianze, ad es. i “comunitaristi”. Non mancano le lacrimucce per l’assenza nella scena politica di un noto antimarxista, Costanzo Preve, e di un “fascista rosso” come Giano Accame.

Qui un’insalata mista di figure prese a caso e decontestualizzate dalla citazione in sé, tralasciando i falsi storici messi lì tanto per dare guarnizione. Niekisch è stata una figura che per chi studia determinati ambiti storico-politici ha estremo interesse, ed abbiamo una rubrica apposita. Nelle sue contraddizioni il movimento nazionalbolscevico non è liquidabile come “fascista”, almeno da chi dice di rifarsi a concezioni scientifiche. I “comunitaristi” li ha tirati l’anonimo fuori dal cilindro tanto per unire al mucchio, ma di per sé c’entrano poco con Niekisch, “Wiederstand” ed il “Cercle Proudhon”. Sul Preve anti-marxista mi è scappato da ridere, perché la sua critica all’ “antifascismo esasperato” di alcune formazioni è racchiusa a pieno nello scritto sconclusionato dell’autore anonimo: “come se un dottore chiamasse ogni malattia peste”. Comprendo l’antipatia.

“Con queste premesse, non è difficile intravvedere anche nel Socit la presenza neofascista, la nebulosa di quei camaleonti rossoneri che predicano il superamento della contrapposizione destra-sinistra, per infilarsi dappertutto (anche nei profili personali di compagni ingenui, poco attenti ai “follower”).”

Naturalmente nel campo politico includiamo il Meta, che per l’anonimo si deduce essere il campo principale di militanza da questa frase.

“Il fatto che i “rivoluzionari-reazionari” del Socit e altri gruppi fascisti utilizzino sigle e simboli comunisti o antimperialisti non deve destare sorpresa. La storia è piena di questi esempi: dall’Ordine Nuovo (il giornale fondato da Gramsci) al Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile partigiana durante la Resistenza), dalla sigla dell’OLP palestinese utilizzata dai “nazi-maoisti” di Delle Chiaie, fino ai tentativi di gruppi fascisti di appropriarsi di figure come Rino Gaetano, Corto Maltese, Bobby Sands, Che Guevara, dei movimenti di liberazione nazionale progressisti e antifascisti come IRA ed ETA. Questa prassi deriva da precise direttive elaborate fin dal dopoguerra dalle centrali anticomuniste di oltreoceano.”

Caso strano, i simboli che usiamo in riferimento all’attualità, sono con realtà internazionali con cui abbiamo punti di contatto. Estendiamo l’accusa di “uso improprio” se vi fa piacere, ma è l’ennesimo paragrafo che fa emergere la non conoscenza della realtà.

“Le congreghe che si presentano “aperte”, fautrici del “superamento delle sterili divisioni” (in questo caso tra fascisti e antifascisti, per neutralizzare i secondi), dell’attivismo fine a sé stesso, contraddistinte da roboante fraseologia, servono per accalappiare giovani inesperti che nutrono sentimenti progressisti e rivoluzionari, deviandoli dalla lotta per abbattere il dominio borghese, il cui presupposto è la ricostituzione del Partito comunista. Esse costituiscono pericolosi fattori di inquinamento ideologico e politico, di commistione e contiguità con il fascismo e l’imperialismo. Perciò devono essere smascherate e combattute senza tregua.”

Per la grande quantità di socialisti e comunisti entrati dopo, da altre organizzazioni ideologicamente dell’area, invece, la spiegazione del perché probabilmente un segreto destinato a rimanere nel cuore e nella mente dell’anonimo. Poi se siamo una “fonte di inquinamento ideologico”, significa che non vi passa inosservata la nostra visibilità. Non devo pensare che speraste in una ricondivisione, eh “compagni”?

“Purtroppo tale minaccia non è colta da tanti partiti e organizzazioni che si definiscono “comunisti” o antifascisti. Vediamo che Carc, Pmli, Prc, Pci, Iskra, Generazione Z, hanno rapporti col Socit, fino a realizzare convegni e commemorazioni unitarie. Proprio un bell’esempio di chiarezza e di vigilanza!”

Ve ne siete dimenticate alcune: GC, FGCI, Costituente, Indipendenza (non me la scambiate per quella di Alemanno), CAM, FPT, ecc. Se poi volessimo parlare di realtà di amicizia internazionale ci stanno anche la UAI per l’Armenia, KFA per la RPDC, AsiCuba per Cuba, che faccio, continuo? La vostra eventuale mancata capacità di instaurare collaborazioni non è un nostro problema, avete poco da piagnucolare in tutta franchezza. Abbiamo da offrire in termini collaborativi, così come le realtà sopra elencate.

“I giovani proletari che si richiamano ai valori dell’antifascismo, dell’antimperialismo e del comunismo non devono cadere in queste reti intessute da mistificatori politici e settori borghesi reazionari, con legami internazionali (dai trumpisti ai putinisti), che li appoggiano e finanziano (notiamo en passant che per l’adesione al Socit non è prevista alcuna quota associativa… certi progetti politici non cadono certo dal cielo).”

Non devono cadere nella trappola del SOCIT, che fa militanza attiva nonostante esista da poco più di due anni, devono entrare nel “gruppo Telegram/pagina Instagram/sito web” che scrive critiche per celare una certa inazione ed un attendismo marcato dal 2006 o giù di lì. Sul finanziamento, mi spiace informarvi che ci autofinanziamo: tramite donazioni volontarie e con la pubblicazione di scritti. La tessera non la faremo mai pagare, se poi voi avete bisogno di farlo perché i militanti altrimenti sono restii a versare e non avete introiti da attività, ciò è un vostro problema.

“E i compagni onesti, ma impreparati, che vi sono caduti, hanno il dovere di uscire immediatamente da fogne di tal genere, con prese di posizione decise e aperte, posizionandosi sul terreno rivoluzionario e di classe del marxismo-leninismo.”

Penso che qualsiasi socialista, degno di tale nome e quindi combattivo, non abbia paura di sporcarsi nella “fogna”, lasciamo gli spazi asettici ai futuri grandi maestri del proletariato che ci deliziano di scritti che il proletariato non legge. Analogie fecali a parte, consiglio all’anonimo due cose, senza paternalismi ci mancherebbe: leggere qualcosa prima di criticarlo (posso capire De Ambris, ma almeno il programma si legge tutto…); firmare gli articoli e non aver paura di esporsi come realtà o come singolo al confronto. Altrimenti si capisce che non avete capacità argomentativa, ed è un bel problema. Io ti rispondo con nome e cognome, in stile socialista italico. E se non mi aveste bloccato sui social vedevate anche la faccia.

Saluti dalla fogna, con anonimo affetto.

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