Di Leonardo Bellucci

Era il lontano 27 giugno 1980, quando si verificò, uno degli eventi più tragici della storia italiana negli ultimi quarant’anni.

Un aereo, sul quale stanno viaggiando ottantuno passeggeri, diretto a Palermo, alle ore 21:04 perde il contatto radio.

Partono le ricerche, e molto rapidamente viene scartata l’ipotesi che si sia trattato di una “tragico incidente”, ovvero quella secondo la quale gli aerei, purtroppo, “può succedere che cadono”.

Le indagini seguiranno fasi altalenanti, fino ad allentarsi lentamente nel 1986. Anno in cui un’inchiesta giornalista che ipotizza che il velivolo sia precipitato a causa di un’azione militare, scatena le reazioni un nutrito gruppo di cittadini, i quali chiedono che «qualsiasi dubbio anche minimo sull’eventualità di un’azione militare lesiva di vite umane e di interessi pubblici primari fosse affrontato».

Sarà proprio da questo momento, che, a seguito di ulteriori scossoni dati all’opinione pubblica, si riprenderanno le indagini.

I primi clamorosi risultati arrivarono nel 1992, i vertici dell’Aeronautica all’epoca dei fatti furono incriminati per alto tradimento, «perché, dopo aver omesso di riferire alle Autorità politiche e a quella giudiziaria le informazioni concernenti la possibile presenza di traffico militare, l’ipotesi di una esplosione coinvolgente il velivolo e i risultati dei tracciati radar, abusando del proprio ufficio, fornivano alle Autorità politiche informazioni errate».

Saranno poi assolti dalla Cassazione nel 2006.

Tuttavia sarà solo nel 2013 che si raggiungerà al primo risultato importante, quello di dimostrare definitivamente che a causare la caduta dell’aereo sia stato un missile.
Di conseguenza, lo Stato italiano viene condannato a risarcire i familiari delle vittime al pagamento di complessivamente oltre 100 milioni di euro per non aver difeso efficacemente il suo spazio aereo.

Il caso di questa strage, è riemerso con prepotenza nei mezzi di comunicazione Italiani solo recentemente, quando l’ex presidente del Consiglio dei Ministri, Giuliano Amato, che ha apertamente accusato i Francesi, pretendendo anche che “Macron chieda scusa”, in realtà questa pista veniva fuori da un lento “effetto domino” iniziato molto tempo fa.

Già nel 2007 l’ex presidente della Repubblica Cossiga, affermava che il responsabile della strage fu lo Stato francese con la complicità americana, con lo scopo di porre in atto un attentato ai danni di Gheddafi, che però avvertito anticipatamente, a quanto pare da Craxi, dell’attentato non sia salito su quell’aereo.

Se si vuole osservare la questione da un punto di vista geopolitico, la pista francese, è infatti quella che sembra essere più calzante, non a caso due mesi prima della tragedia, il presidente della Libia, Muammar Gheddafi, annunciò un accordo con il presidente del Ciad Oueddei a Tripoli, e ciò mandò su tutte le furie l’Eliseo.

L’ex presidente del consiglio, Giuliano Amato, ha inoltre raccontato un interessante aneddoto che fa ulteriormente riflettere sulla vicenda, egli ha raccontato che in quel periodo, riceveva continue visite da parte dei vertici delle forze armate. I quali tentavano di depistarlo cercando di convincerlo sulla tesi del cedimento del velivolo dovuto ad un ordigno.

L’ex presidente del Consiglio sulla vicenda ha affermato testualmente:
«Capivo che c’era una verità che andava schermata. E la nostra aeronautica era schierata in difesa della menzogna. C’era qualcosa di molti inquietante in tutto questo. Se tanti militari, tutti con incarichi ufficiali molto importanti dicevano la stessa cosa palesemente falsa dietro doveva esserci un segreto molto più grande di loro. Un segreto che riguardava la Nato».

Solo adesso Parigi si è detta “disposto a collaborare” per far emergere la verità sulla strage di Ustica.

Tuttavia, risolvere in modo definitivo il caso di Ustica sarà in realtà più difficile del previsto, dal momento che presso il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, manca interamente la documentazione, anche gli atti segreti, compresa quella relativa alle stragi dal 1968 al 1980. E ciò è tra le altre cose anche illegale, oltre che essere un assist a favore dei responsabili della strage.

Tuttavia, noi italiani, anche coloro che non erano ancora nati all’epoca dei fatti, quale “lezione” possiamo dedurne dalla vicenda?

Le cose che fin’ora ha evidenziato questa strage sono tre: I) l’Italia, come noto, non è uno Stao sovrano buona parte delle istituzioni sono più fedeli alla Nato che non alla Patria; II) i nostri “alleati”, dagli Usa alla Francia, fanno dell’Italia letteralmente quello che gli pare e non rendono conto a nessuno, talvolta la cosa più raccapricciante di questo aspetto è la già accennata complicità delle istituzioni in questo, che pur di essere servili ai loro burattinai, si rendono complici di stragi ed altre violazioni dei diritti umani, come dimostrerà un altro caso, il caso Mordechai Vanunu ; III) L’autoproclamata organizzazione “per difendere la democrazia” nota come NATO per oltre 30 anni ha tentato più volte di uccidere Gheddafi, il quale aveva una particolarità, all’interno del suo paese era sì, particolarmente duro nei confronti dei cittadini italiani, tuttavia gli va riconosciuto che la sua politica nel Mediterraneo era però particolarmente favorevole all’Italia. Tra l’altro, quando nel 2011 il “democratico” Occidente è riuscito ad assassinare Gheddafi, si è dimostrato completamente incapace e disinteressato a porre rimedio al caos che è seguito, lavandosi le mani delle conseguenze.

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