I fatti del 7 ottobre segnano un punto di svolta sia per la questione palestinese in sé sia per il più ampio scenario di guerra a tappe che sta connotando in modo aggressivo in certi quadranti, in modo reattivo in altri, l’unipolarismo euroatlantico a guida statunitense.

Per quanto riguarda la questione palestinese in sé, intendiamo esprimere la nostra solidarietà a tutte le forze della resistenza, senza distinguo e prese di distanza, e all’intera popolazione, che dal 1948 subisce l’occupazione dell’entità sionista, nata e prosperata grazie al supporto dell’Occidente. A partire dal 1948 in poi, i territori palestinesi sono stati progressivamente sottratti e occupati con insediamenti israeliani, attraverso l’applicazione della violenza sistematica, della pulizia etnica, del terrorismo e del mantenimento di un regime di segregazione nei confronti della popolazione palestinese. Il progetto dell’entità sionista è fin troppo chiaro: eliminare Gaza e quel che resta del popolo palestinese in Cisgiordania per costruire un grande stato israeliano in tutto il territorio che prima del 1948 era Palestina. Il colpo inferto all’imperialismo sionista a ottobre ha avuto un grande risvolto positivo: la cancellazione di quel che resta della Palestina non potrà avvenire nel silenzio; si è tornati a parlare della questione palestinese. Il secondo risultato è stato testimoniare che la resistenza palestinese è viva e non intende rinunciare alla sua lotta antimperialista. La reazione sproporzionata e genocida di Israele non ha fatto altro che allontanare la normalizzazione dei suoi stessi rapporti con i governi dei Paesi arabi, che però per ora hanno mostrato una solidarietà di facciata nei confronti della resistenza palestinese, che nei fatti rimane ancora disperatamente isolata. Segni di una più vera e profonda solidarietà la stanno invece dando, a diverso grado di capacità, i Paesi e movimenti dell’Asse della Resistenza e le popolazioni dei Paesi arabi moderati e musulmani che infatti sono scese in massa per le strade e hanno dimostrato, anche con azioni forti come l’assalto ad ambasciate e basi militari, di non voler voltare le spalle all’umiliazione e al massacro che lo Stato israeliano sta riservando al popolo palestinese.

Il 7 ottobre sono stati rimessi in moto i motori della storia in Medio Oriente e questo non resterà senza conseguenze, non solo per quella regione ma per tutte le zone “calde” del mondo, dove si sono manifestate e si stanno manifestando resistenza e ostilità e financo guerra aperta, come sul fronte del Donbass, al dominio degli Stati Uniti e dei Paesi occidentali.

In un clima intollerante nei confronti di chi professa opinioni divergenti dal sostegno incondizionato e fanatico a Israele, noi crediamo sia necessario esporsi sulla questione palestinese, organizzare iniziative,partecipavi e operare per la massima unione e vicinanza delle realtà che sostengono la resistenza palestinese all’occupazione israeliana.

Esprimiamo quindi solidarietà alla popolazione palestinese e vicinanza alla resistenza e alla sua lotta di liberazione.

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