Di Lorenzo Maffetti

Il fulcro dell’evento degli amici di Officina451, tenutosi sabato 4 maggio, era il divieto di uso della forza nel diritto internazionale ed il doppiopesismo ad esso connesso. A discuterne nomi di alto livello, quali il dottor Giacomo Gabellini, analista geopolitico; la dottoressa Margherita Furlan, giornalista; ed il professor Lorenzo Maria Pacini, specializzato in filosofia politica.

Vincenzo Pellegrino (Officina451), Giacomo Gabellini, Margherita Furlan, Lorenzo Maria Pacini

L’Articolo 11 della tanto declamata, e fin troppo sopravvalutata in termini attuativi, Costituzione della Repubblica Italiana dichiara che l’Italia «ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie», ma nei fatti l’Italia non ha rifiutato di prendere parte alle guerre degli ultimi trent’anni, facendosi anzi attiva promotrice tramite i governi borghesi di operazioni di vasta scala, come ad esempio il bombardamento di Belgrado e la guerra del Libano, nonostante non fosse stata minacciata né dalla Serbia né dal Libano.

Il termine chiave -perché il linguaggio giuridico è preciso- è “controversia” e dalla seconda guerra mondiale (nella fase conclusiva della quale è stata introdotta la bomba atomica) in poi è subentrata la “diplomazia”, nel tentativo di scongiurare il conflitto, ma gli Stati -specie quelli più forti- hanno ancora molti interessi nel fare guerre e ciò che differisce fra uno “Stato minore” ed uno “Stato più potente”, ben dimostrato nel rapporto subalterno fra il nostro paese e quello statunitense, sono gli “strumenti di deterrenza”, che servono alla diplomazia di uno Stato per riflettere su che la guerra sia fattibile o meno, sul fare o non fare una determinata azione, in base ad accordi internazionali e oscillazioni del mercato.

La sproporzione principale fra stati risiede proprio negli strumenti di deterrenza quali gli ordigni nucleari, la garanzia di una mutua distruzione fra soggetti coinvolti in un conflitto che ne sono muniti, banalmente gli Stati Uniti ne ha più dell’Italia e di molti altri Stati; l’Italia può perciò permettersi di svincolarsi dalla NATO, dalla BCE, ecc? E’ un’operazione che richiede un accurato gioco diplomatico e politico.

La perversione del concetto nicciano di superuomo, non come uomo oltre sé ma come uomo “asettico”, è un tema analizzato in ambito della plasmazione di sempre più castrate relazioni sociali, complice un progresso tecnologico che gioca un ruolo fondamentale nell’attuale scenario geopolitico. E’ infatti nell’ambito tecnologico che si apre un nuovo fronte.

Dopo la guerra su terra, mare, aria e spazio durante la Guerra Fredda, un nuovo campo di scontro è rappresentato dall’infosfera, virtuale e non più fisico, sebbene tastabile con mano; con l’incremento dell’IA, non possiamo nemmeno più sapere se le immagini che circolano nel web siano vere o false, bombardati perciò costantemente da nozioni che possono dimostrarsi appositamente alterate per raggiungere un obiettivo pratico in un conflitto di più ampio raggio.

L’ottima moderazione dell’incontro tenuta da Vincenzo Pellegrino ha saputo aggiungere contenuto ad una conferenza già sostenuta da relatori di altissimo livello, condensando con un termine la questione del pacifismo di facciata intentato dalle istituzioni internazionali: mythistórima, fra mito e storia.

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