Di Giovanni Amicarella

Il movimentismo fa sempre allegria, poi fa riflettere, poi fa dubitare. È un’evoluzione naturale che, prevedibilmente per chi mastica di movimenti di massa, doveva toccate anche al Fridays.

Se in una prima fase, quella dei picchi di presenze alle manifestazioni, era un movimento basato sul semplice movimentismo generico in chiave ambientalista, la successiva specializzazione li ha portati ad optare per una via anticapitalista, ma un po’ paraculo.

Critica sì al green washing, ma che brave le aziende private che fanno zero impatto ambientale. Capitalismo etico, anche se etico non può essere, una pillola amara con un cucchiaino di zucchero, che però non ne cambia il principio attivo.

Per evoluzione naturale dei movimenti di piazza si è passati al movimentismo aggiunto ad altre cause, come alcune manifestazioni legate a scioperi di fabbrica o manifestazioni per diritti civili, in una chiave intersezionalista che, casualmente, nasceva proprio alla picchiata verso il negativo delle presenze in piazza dei rispettivi movimenti.

Poi, ultimo gradino odierno, dipendente dalle singole realtà che a scelta manifestano dove da sole, dove in compagnia.

A livello internazionale, non è né una Terza né una Quarta, con sommo rammarico di chi aveva scambiato il verde per rosso: la Finlandia si schiera per il nucleare, in Italia lo schieramento coi Verdi li rende più vicini a Fratoianni che a Mendes, in altre parti la componente civile viene del tutto estromessa.

A proposito dei Verdi, si sono sbattuti in quattro per avere un programma che piacesse a chi aveva preso parte alle proteste, ma ormai abbiamo capito il gioco: il giorno che FFF sarà soddisfatto di qualcosa, come un immenso organismo alveare, cesserà di esistere.

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