Dresden, Teilansicht des zerstörten Stadtzentrums über die Elbe nach der Neustadt. In der Bildmitte der Neumarkt und die Ruine der Frauenkirche.

Di Giovanni Amicarella e @_kaisermailand_

La mitragliante propaganda dell’americano buono, che ci infesta quotidianamente sia sui media che sui libri di storia, decade in alcuni contesti, in cui perfino la propaganda viene tagliata dalla forbice della verità come carta velina. A Jalta, l’incontro fra le forze alleate aveva visto la crescente offensiva sovietica necessitante del supporto aereo anglo-americano, in cui emergeva la richiesta di colpire le linee di comunicazione dell’Asse per facilitare le operazioni di avanzamento lungo il fronte. Questa richiesta, alle orecchie di americani e inglesi, si mutò in un’idea ben diversa, mettendo da parte in toto il contesto strategico. Serviva abbattere la popolazione con un atto eclatante, efferato e decisamente cruento: venne scelta Dresda per la sua vasta distribuzione di edifici di legno, fondamenta e vicinanza tra le strutture stesse. Venne scelto il periodo proprio per le condizioni meteo propizie, vennero legate a grappolo fra loro bombe incendiarie. Quello che ne scaturì fu una pratica denominata “tempesta di fuoco”, altisonante nome per definire il radere al suolo una città del tutto priva di valore strategico-militare con una pioggia incessante di bombe che portò alla creazione di un vero e proprio ciclone.

“Chiunque abbia dimenticato come piangere lo imparerà di nuovo quando Dresda cadrà”, ha detto lo scrittore tedesco Gerhart Hauptmann, riassumendo il crimine di guerra della distruzione di Dresda. Dal 13 al 15 febbraio 1945, migliaia di bombardieri alleati sganciarono centinaia di tonnellate di bombe sulla città indifesa traboccante di profughi. La storica Firenze sull’Elba è stata rasa al suolo e innumerevoli edifici e monumenti della metropoli culturale europea non sono ancora stati restaurati. Non solo inestimabili beni culturali sono affondati nelle fiamme dell’Olocausto dai bombardamenti alleati, ma anche innumerevoli uomini, donne e bambini. Dresda è un mare di fiamme, strade e case bruciano come l’inferno. Anche la struttura d’acciaio della stazione dei treni è in fiamme, le fiamme battono sull’asfalto, avide come un mostro.

La città è completamente cotta, un caldo insopportabile conquista la città di Dresda. Il vetro si scioglie, bruciano tutti i tetti delle abitazioni, l’anima è tormentata, i “liberatori americani” hanno bruciato la “Firenze sull’Elba”.

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