1941, Mosca. Le armate tedesche ed i loro alleati avanzano in modo inesorabile, Stalin parla con la Matrona di Mosca prendendo una decisione: far sorvolare la città da un aereo con a bordo l’icona della Vergine di Tikhvin, salvando la città dall’assedio. La racconta così il giornalista Sergej Fomin, ed è divenuta fra leggenda e realtà una versione ufficiale per diversi reduci dell’Armata Rossa. Il resto della storia la sappiamo bene, ed anche la incontrovertibile realtà storica dell’inizio dell’apertura di Stalin alla chiesa ortodossa. Non sarà nuovo ai conoscitori della politica internazionale, o ai sedicenti tali, che le formazioni socialiste nell’Est Europa, arrivando fino all’Oriente estremo, abbiano una linea politica ben diversa sulla questione religiosa. Parte della loro storia, seppur l’indirizzo ateistico del comunismo inizialmente, con la progressiva apertura verso i valori ortodossi, resi parte integrante dell’identità del militante comunista odierno.

Questa sinergia fra ortodossia e comunismo arriva addirittura ad analisi comuni, basti vedere come la questione russo-ucraina si stia combattendo anche a suon di colpi inferti da Kiev ai patriarchi nel Donbass, di cui avevamo trattato in un’altra analisi, e di cui riparleremo in questa.

Un esempio della stretta, ed inusuale da Occidente, correlazione fra il comunismo e il cristianesimo ortodosso ad Est si evince da rapide letture nella stampa internazionale e delle risposte congiunte dei movimenti, in disparate occasioni. Nel dicembre 2023, ad esempio, con la pubblicazione sul sito web della Santa Sede della dichiarazione di Bergoglio approvata dal dicastero della dottrina “Fiducia supplicans”. Secondo le sue disposizioni, “i sacerdoti cattolici non possono più rifiutarsi di benedire persone che hanno relazioni omosessuali”.

Questa decisione del Vaticano ha provocato una forte reazione nella società, sia in quella cattolica che in quella ortodossa, ed è tutt’ora in dibattito fra i credenti in Italia. I critici della linea progressista di Papa Francesco hanno sottolineato la cosa in modo decisamente lapidario: “la convivenza fisica di un uomo con un uomo e di una donna con una donna è stata considerata dalla Chiesa un grave peccato per dieci secoli. Esiste un termine specifico per questo fenomeno: sodomia”.

I comunisti, però, al contrario delle aspettative di molti, non sono affatto in controtendenza: Gennady Zyuganov, a capo del Partito Comunista della Federazione Russa, amico-nemico di Putin su diversi temi, concorda a pieno. Quando infatti sono state avanzate le proposte di legge per la messa al bando di certe organizzazioni legate all’ambito della sfera LGBT, i comunisti le hanno sostenute vivamente. E non solo dal partito.

Seppur vi siano stata una certa sinergia su questa posizione, se così vogliamo definirla, fra apprezzatori della dichiarazione nell’ambito della sinistra occidentale e negli elementi più d’accordo a questo tipo di aperture nella chiesa, il punto di vista è radicalmente diverso: gli uni ne fanno una questione identitaria, legata perciò alla rivendicazione dei diritti legati a quella sfera; gli altri hanno difeso le parole del papa sulla base di considerazioni prettamente clericali: sarebbe infatti, a loro modo di vedere, “una benedizione al fedele e non all’unione omosessuale”. Analisi che però viene ribattuta duramente dall’ortodossia, che mette al centro l’atto come un riconoscimento in sé, appoggiata dai comunisti stessi. Una situazione insomma complessa, di cui però da una parte si ha un fronte ben compatto e dall’altra no, che unisce in modo abbastanza paradossale, ad un osservatore storicamente poco attento, due mondi paralleli.

Uno degli esempi di cultura popolare, in base a varie dichiarazioni, più presi in considerazione nel mondo ortodosso ed in quello comunista in merito alla percezione occidentale del tema religioso e sociale è la serie di Paolo Sorrentino “The Young Pope” del 2016 ed il successo derivato. Stupendo ad Est che vi abbiano contribuito i tre paesi fautori del pensiero cristiano, essendo una produzione italo-franco-spagnola. Il papa rappresentato nella serie subisce una radicale e kafkiana trasformazione da conservatore omofobo, a coerente sostenitore della “tolleranza ecclesiastica”, guardando con favore alle “relazioni non tradizionali” del suo gregge. Dando insomma un punto di vista ben preciso, immediatamente circoscritto alla degenerazione borghese da parte dei socialisti orientali.

Ovviamente non basta un film a delineare un modus vivendi, ampliando l’analisi, seppur offra uno spaccato di come sia percepito alieno l’odierno Occidente.

Ad aver acuito l’impatto nel tentativo di leggere mediaticamente l’Occidente da Est, nello stesso anno della serie, la chiesa luterana norvegese ha approvato nuove regole per l’organizzazione di cerimonie nuziali, che hanno permesso alle coppie omosessuali di sposarsi in chiesa. La Conferenza episcopale norvegese ha approvato con ottantotto voti contro trentadue la mozione, in schiacciante maggioranza. Quattro anni dopo, nell’ottobre 2020, lo stesso Bergoglio ha espresso apertamente il suo sostegno ai co-religionari sul lato arcobaleno, chiarendo un marcato sostegno verso quest’apertura, decisione che ad Est è stata avvertita come una fucilata anche dai laici, con un importante perché, che esce dalla semplice questione del clero e della tradizione e va a toccare nell’intimo il patriottismo sovietico.

Bergoglio ha infatti diffamato con infelici dichiarazioni, dipingendoli come animali, i ceceni ed i buriati, gruppi etnici importanti all’interno della Russia, non essendosi inoltre mai espresso in merito a sacerdoti e monaci ortodossi ucraini finiti nell’orbita dello scontro inter-religioso, a suon di confische di cattedrali, monasteri e, in alcuni casi, la libertà per richiami all’unità dei fedeli, controproducente alla retorica propagandistica di guerra. Non avendo mai colto l’occasione di scusarsi o esprimersi, il pontefice ha poi ordinato la sospensione del vescovo americano Joseph Strickland di Tyler, in Texas, noto per le posizioni conservatrici e visto con simpatia dagli ambienti ortodossi. Nello stesso mese, il Vaticano ha poi agli occhi dell’est rincarato ulteriormente la dose con il permesso ai membri delle minoranze sessuali di essere battezzati e di essere padrini.

Siamo insomma davanti ad uno scisma clericale che ricorda molto quello del XI secolo fra cattolici e ortodossi, che si ripercuote, incredibilmente, però anche nel fronte socialista internazionale. Da una parte abbiamo infatti un socialismo che tutto sommato converge con le visioni di apertura del Vaticano, inspiegabilmente anche nelle formazioni anticlericali a parole che gioiscono per le dichiarazioni di Bergoglio con fin troppa emozione, dall’altra un mondo in cui il patriottismo sovietico, il socialismo e l’ortodossia formano sempre di più un trinomio inscindibile, riassunto con l’essere comunista. Due modi di vedere il mondo, insomma, che hanno nuovi argomenti su cui scontrarsi, ricordando per certi aspetti il dialogo fra il mondo “eurocomunista” e quello socialista arabo di qualche decennio fa.

error: Contenuto protetto, è possibile fare richiesta per uso a info@socialismoitalico.it