Come prevedibile, il primo scrutinio è il classico buco nell’acqua. Anzi, direttamente una salva di corazzata Potemkin.

Scheda bianca, fumata nera, strette di mano appena conclusa la fase congressuale, con Salvini che cerca accordo con Letta e Conte. Con i grandi elettori che invocano Mattarella, ormai divenuto per loro un apotropaico santino.

Con seicento schede bianche e più di una trentina per Maddalena, il magistrato contro le delocalizzazioni da poco ostracizzato da PaP, per considerazioni su aborto e diritti civili.

Draghi resta un nome su cui molto scommettono, essendo abbastanza chiaro che sarà tutto deciso non dalla scheda che entra nell’urna, ma da quel che accade dietro le quinte. Per noi socialisti, è e rimarrà sempre inaccettabile.

Il PdR è spesso volto dell’Italia nel mondo, con potere di veto. Non c’è forma mentis, iure o facto, che tenga: dovrebbe essere il popolo a dire la propria, non certamente un governo di tecnocrati.

Collettivi studenteschi manganellati, fra cui anche alcuni nostri membri, mentre in protesta per la morte di Lorenzo Parelli, stagista diciottenne in alternanza, lasciano dedurre il clima sordido in cui si conduce il tutto.

“Rintanatamente”.

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