Inflazione, in parte causata da errate scelte economiche da parte dell’UE in pandemia ed in parte frutto delle sanzioni, mista all’oscillazione del mercato per la questione Russia-Ucraina, alla radice del problema attuale dei rincari e, probabilmente, futuro dei razionamenti.

Esattamente come per le risorse energetiche, la Russia ha optato per esportare verso altri paesi, seppur tenendo dei contatti privilegiati con le industrie disposte a pagare in rubli, spostando l’attenzione su Africa e Medio Oriente, dove il grano ucraino viene venduto a tariffe particolarmente vantaggiose per gli acquirenti.

L’Occidente fa retromarcia sulle sanzioni al Venezuela, chiedendo praticamente in ginocchio ogni singola goccia di petrolio ottenibile. L’ironia della sorte.

Gli Stati Uniti hanno poco velatamente minacciato di rappresaglia i novelli acquirenti del mercato russo, che però non solo non si mostrano assolutamente scoraggiati, ma sarebbero anche in piena emergenza alimentare se non potessero usufruire di queste nuove importazioni.

Per la prima volta dopo otto anni, treni stracolmi di grano viaggiano di territori delle repubbliche del Donbass alla Crimea, per venire imbarcati e spediti.
Ma non in Occidente.

error: Contenuto protetto, è possibile fare richiesta per uso a info@socialismoitalico.it