Avevamo accennato in uno scorso articolo alla presenza di, per quanto camuffati da epiteti innovativi e paraculo, veri e propri territori coloniali in mano francese.

Oltre alla presenza di stati satellite africani, de iure indipendenti, de facto soffocati da una valuta controllata dalla Francia, oltre alla gestione della Corsica che tutto ricorda tranne che normale amministrazione regionale, vi sono i territori d’oltremare.

In foto ne vedete alcuni, ce ne sono molti altri nel Pacifico ma prettamente disabitati o poveri di risorse. Mi soffermo sulla strategia della piovra francese: dichiarare 2/3 della “colonia” riserva naturale, bloccando così qualsivoglia coltivazione o produzione possa donare un minimo di indipendenza (vi invito a vedere l’estensione delle riserve naturali in Corsica e Guyana Francese, quasi se non più di 2/3 della superficie), poi dare la paghetta e un seggio elettorale, relegandoli comunque a territori sottosviluppati (grafico in foto)

Arrivati alle votazioni, le popolazioni locali votano così per rimanere sotto l’egida francese pur non essendo d’accordo, visto che un’uscita non accompagnata lascerebbe tutti i servizi della nazione completamente scoperti, nonché forze di polizia ed esercito.

Con un abile gioco di diplomazia e un accordo comune, Corsica, Guinea e zone occupate maggiori potrebbero dar vita ad una collettività di dimensioni epocali, a cavallo fra tutti i mari, senza considerare che in molti casi queste realtà hanno delle “sorelle maggiori” che in condizione normali porterebbero guidarle fuori dall’egida francese, derivando da territori coloniali estesi o da scherzi del destino.

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